Cultura dei nativi americani
venerdì, 22 settembre '23
L'American Indian Movement
Pubblicata mercoledì, 18 febbraio '04
L’ American Indian Movement (AIM) fu fondato nel 1968 da un gruppo di chippewa, tra cui Dennis Banks e Clyde Bellecourt, per controllare il comportamento razzista della polizia nel Franklin Avenue Neighborhood di Minneapolis, Minnesota.
Bellecourt, dentro per rapina, e Banks, un alcolizzato, dentro e fuori per furto con scasso e banconote false, erano, come molti altri membri dell’AIM, tipici indiani di ghetto urbano.
L’AIM ben presto ottenne il favore di radical, liberal e chiese progressiste, diventando una macchina per fare soldi e pubblicità.
Russell Means, un mixed blood oglala sioux, che dopo aver partecipato all’occupazione di Alcatraz, faceva l’organizzatore di comunità a Cleveland quando venne reclutato da Banks nell’AIM.
Lo scrittore chippewa Vizenor, sarcastico critico dell’AIM e dei suoi leader, dopo un’iniziale simpatia, osserva che il monitoraggio delle macchine della polizia nel ghetto indiano, fatto tramite costose auto decappottabili, divenne una satira stravagante, anche se non stupisce, viste le origini sottoproletarie dei militanti.
Secondo alcuni, l’ora migliore dell’AIM fu l’affare Yellow Thunder a Gordon, Nebraska.
In questa cittadina agricola ai bordi della riserva di Pine Ridge, in mezzo al nulla delle Grandi Pianure, la noia e il razzismo provocarono la morte di Raymond Yellow Thunder, bracciante oglala.
I suoi uccisori vennero accusati di omicidio colposo, e non volontario come pretendevano i parenti.
Dopo aver invano cercato udienza presso il BIA e l’FBI, i parenti chiamarono l’AIM, che rispose inviando 500 militanti a bordo di cento auto e un pullman.
L’occupazione della sonnacchiosa Gordon da parte di centinaia di militanti di ghetto metropolitano sconvolse i residenti, ma ebbe come risultato una commissione sui diritti umani e gli abusi contro gli indiani e una seconda autopsia della vittima , che confermò la prima.
Yellow Thunder non era stato torturato ed era morto per crimine colposo.
Così l’AIM dichiarò vittoria e se ne andò.
La disfatta peggiore dell’AIM fu forse la distruzione degli uffici del quartier generale del BIA a Washington, DC: nel 1972 un ex presidente tribale sioux, Robert Burnette, propose una marcia a Washington, DC chiamata il Sentiero dei Trattati infranti.
Gli indiani si aspettavano di alloggiare in luoghi confortevoli e di essere ricevuti da un qualche comitato di benvenuto, ma c’era solo una chiesa di ghetto dove ammassare oltre mille manifestanti, infestata dai topi, mentre i teppisti locali saccheggiavano le loro auto.
Così gli indiani, che nell’agenda non dovevano nemmeno andare al BIA, si recarono nei suoi uffici per chiedere aiuto e di fatto si trovarono a occuparli, per caso.
Il governo promise di prendere in considerazione le loro richieste e annunciò che avrebbe arrestato tutti quelli che non se n’erano andati prima delle sei del mattino dopo.
Per favorire l’esodo, Nixon fece tirare fuori i soldi al suo famigerato Comitato per la Rielezione del Presidente, reso famoso nello scandalo Watergate.
Quanto ai documenti “liberati” dall’AIM, indispensabili nelle liti giudiziarie e altre sedi, andarono in gran parte perduti e furono la prima vittima certa dell’occupazione del BIA, la seconda fu la perdita di opere d’arte importanti, necessarie alla memoria storica indiana.
La terza vittima accertata fu l’unità indiana: per molto tempo le varie organizzazioni non si rivolsero la parola e nelle riserve il nome dell’AIM è anatema ancora oggi.
Anche in questo episodio, come nell’occupazione di Alcatraz, l’azione simbolica venne a sostituire l’ottenimento di scopi precisi.
Una quarta vittima dell’occupazione fu la politica indiana di Nixon, già in parte boicottata dalla Vecchia Guardia del partito repubblicano.
Le faide tribali sioux, invece, furono la causa scatenante dell’assedio di Wounded Knee, che venne giocato anch’esso sull’uso dei media.
Dato che Wilson, il presidente tribale, aveva fortificato gli uffici tribali a Pine Ridge e aveva una notevole potenza di fuoco con la sua polizia indiana e i suoi sostenitori, amici e parenti, l’AIM decise di occupare Wounded Knee, un paesetto microscopico di pochi edifici, il cimitero con la tomba comune del massacro del 1890, un negozio con un piccolo museo del massacro e la chiesa.
Data l’importanza simbolica di Wounded Knee, anche se la sua occupazione era stato in realtà un ripiego, il governo voleva evitare un secondo bagno di sangue.
Tuttavia non aveva fatto i conti con le squadracce di vigilantes delle cittadine della zona e con la polizia indiana assetata di vendetta.
Non aveva neppure considerato la confusione e le rivalità tra i vari ministeri, Difesa, Interno, Giustizia e la Casa Bianca già nei guai con lo scandalo Watergate.
Mentre Means faceva le prove tecniche per presentarsi in seguito a Hollywood, Banks concedeva interviste con un basco alla Che, ornato da un vezzoso coniglietto di Playboy e i giornalisti li adoravano.
Vi era dell’ironia nel fatto che Wilson, che per tutta la vita aveva pensato a se stesso come a un indiano e che di rado aveva lasciato la riserva, col suo ventre prominente e il taglio a spazzola, la sua retorica di destra, il disprezzo per i suoi nemici e anche per qualcuno dei suoi alleati, per la stampa non rappresentasse l’indiano - gli indiani erano quelli con le trecce lunghe dentro Wounded Knee - ma il tanghero aggressivo e fascistoide di classe operaia, la cui etnicità era meno importante del suo odio per quelli dell’AIM che la stampa trovava interessanti.
Gli occupanti cambiarono continuamente leader e richieste mentre i loro negoziatori erano a Washington finché, dopo 71 giorni, si arresero, mentre quasi tutti i capi se n’erano andati alla chetichella prima di essere arrestati.
Il governo in seguito occupò l’AIM con continui processi a chiunque fosse stato connesso anche alla lontana con l’occupazione, sfiancandone economicamente e politicamente la tenue trama organizzativa.
Anche se l’AIM godette di eccellenti avvocati radicali e vinse il 92% dei processi, i costi furono politicamente ed emotivamente devastanti.
Dato che l’AIM viveva per la politica-spettacolo, aveva avuto il suo momento di gloria, ma in riserva i costi furono enormi: tra il 1973 e il 1976 i sostenitori di Wilson si presero la loro vendetta, uccidendo impunemente una sessantina di membri locali dell’AIM o i loro sostenitori.
La controffensiva del governo e dell’FBI e le spaccature interne hanno portato allo sfaldamento e infine alla spaccatura dell’AIM in due tronconi e al ripiegamento sulla politica locale.
Le contraddizioni interne, l’intervento puramente propagandistico di uno dei capi carismatici, Russell Means a fianco dei contras su posizioni di estrema destra, la sua espulsione dall’AIM ufficiale e la sua faida politica con il presidente Vernon Bellecourt, la sporca faccenda dell’assassinio della militante Anna Mae Aquash, l’infiltrazione di provocatori e informatori e la mancanza di vere proposte oltre alla capacità di apparire in TV, sono fra le cause dell’accartocciamento dell’AIM su posizioni nazionaliste molto discutibili.