Pubblicata domenica, 4 aprile '04
Padre!
Ascolta i tuoi figli!
Li hai qui tutti, davanti a te.
Durante la guerra che precedette questa [la Rivoluzione], il Grande Padre britannico ha consegnato l'ascia ai suoi figli rossi, in un'epoca in cui i nostri vecchi capi erano ancora vivi.
Adesso essi sono morti.
In quella guerra, nostro padre è stato messo a terra dagli americani, e nostro padre ha steso loro la mano, senza che noi lo sapessimo.
E adesso noi temiamo che nostro padre faccia lo stesso.
Due estati fa, quando sono venuto qui coi miei fratelli rossi, dichiarandomi pronto a dissotterrare l'ascia a favore del nostro Grande Padre inglese, ci fu detto che non c'era fretta, che nostro padre non era ancora deciso a combattere gli americani.
Ascolta!
Quando la guerra fu dichiarata, nostro padre si alzò e ci diede il tomahawk, e ci disse che era pronto ad assalire gli americani, che desiderava il nostro aiuto, e che avrebbe senza dubbio ricuperato le terre che gli americani ci avevano prese.
Ascolta!
Tu ci dicesti, allora, di portare qui le nostre famiglie, e cosí noi facemmo.
Tu inoltre promettesti che ne avresti avuto cura, che non sarebbe loro mancato niente mentre gli uomini erano alla guerra, che non dovevamo preoccuparci affatto della guarnigione nemica, perché tanto noi non sapevamo come stavano le cose, e nostro padre avrebbe provveduto lui, a quella.
Hai detto inoltre, ai tuoi figli rossi, che avresti pensato a rafforzare la tua guarnigione, cosa, questa, che rese felici i nostri cuori.
Padre, ascolta!
La nostra flotta è uscita dal porto.
Sappiamo che essa ha combattuto.
Abbiamo udito i grandi fucili.
Ma non sappiamo niente di ciò che è accaduto [Perry aveva sconfitto gli inglesi sul Lago Erie, il 10 settembre di quell'anno].
Le nostre navi sono andate in una direzione, e siamo estremamente sorpresi di vedere nostro padre far su in gran fretta tutte le sue cose, preparandosi a scappare in direzione opposta, senza far minimamente conoscere le sue intenzioni ai suoi figli rossi.
Ci hai sempre detto di restare qua, e di difendere le nostre terre.
Sapere che questo era il tuo desiderio riempiva i nostri cuori di felicità.
II nostro Grande Padre, il re, è il capo, e tu lo rappresenti.
Ci hai sempre detto che non avresti mai ceduto un palmo di terra inglese.
Ma, padre, adesso noi vediamo che tu ti ritiri, e ci dispiace constatare che nostro padre fa questo, senza nemmeno aver visto il nemico.
Noi siamo costretti a paragonare la condotta di nostro padre a quella di un cane grasso, il quale vada in giro a coda alta, ma appena gli mettono paura, se la caccia tra le gambe e scappa via.
Padre, ascolta!
Gli americani non ci hanno ancora sconfitti per terra, e non siamo nemmeno sicuri che ci abbiano battuti sull'acqua. Pertanto, noi vogliamo rimanere qui, e affrontare il nostro nemico, qualora esso si faccia vivo.
Se esso, poi, ci sconfiggerà, vuol dire che ci ritireremo con nostro padre.
Alla battaglia delle rapide, durante l'altra guerra, gli americani, senza dubbio, ci hanno sconfitti.
E quando facemmo ritorno al forte di nostro padre, trovammo che le porte ci erano state chiuse in faccia.
Avevamo paura che lo stesso avvenisse anche stavolta; ma vediamo invece che nostro padre si prepara ad abbandonare il forte.
Padre!
Ti sono arrivate le armi e le munizioni che il nostro Grande Padre ha mandato per i suoi figli rossi.
Se hai intenzione di andartene, dacci dunque le armi e poi potrai partire con la nostra benedizione.
La nostra vita è nelle mani del Grande Spirito.
Noi siamo decisi a difendere le nostre terre e, se questa sarà la sua volontà, vogliamo lasciare su di esse le nostre ossa.
Le ultime parole di Tecumseh furono profetiche.
Proctor accettò la sfida e fece fronte al nemico, e il 5 ottobre 1813, alla battaglia del Thames, il grande guerriero Shawnee combatté per l'ultima volta.
Dopo aver schierato i suoi guerrieri, Tecumseh radunò i suoi capi e cosí parlò loro: "Fratelli guerrieri, noi stiamo Per iniziare un combattimento dal quale io non uscirò vivo, perché il mio corpo resterà sul terreno."
Si sciolse la spada e la porse a uno dei capi dicendo: "Quando mio figlio diverrà un guerriero celebre e sarà in grado di tenere in pugno una spada, dagli questa."
Tecumseh si spogliò quindi della divisa inglese e si avvolse nella pelle di daino dei guerrieri Shawnee.
Gli americani affermarono che Tecumseh era stato ucciso dal colonnello Richard Johnson durante una carica di cavalleria. Ma lo storico Wyandott Peter D. Clarke, dopo aver sentito l'opinione degli indiani che avevano partecipato alla battaglia, scrisse: "Fra gli indiani in ritirata, v'era un guerriero Potawatamie, il quale, vedendo un ufficiale americano a cavallo (probabilmente il colonnello Johnson che gli s'era posto alle calcagna, si voltò per colpirlo col tomahawk, ma il suo inseguitore lo uccise con un colpo di pistola.
Il guerriero morto fu probabilmente scambiato per Tecumseh da qualche soldato di Harrison, e il suo cadavere sfregiato a battaglia finita.
Furono parecchi, nell'esercito di Harrison, a sostenere di aver ucciso Tecumseh. 'Io ho ucciso Tecumseh; ecco qua i peli della sua barba,' affermava uno; 'Tecumesh l'ho ucciso io,' saltava su un altro: 'ecco qua un pezzo della sua pelle, con la quale voglio farmi una cote per il mio rasoio!' Nessuno di questi millantatori aveva preso parte all'ultima battaglia, durante la quale il valoroso capo indiano era rimasto ucciso."