Pubblicata mercoledì, 5 maggio '04

Fiume Sand Creek è forse la più bella canzone del più bell’album di Fabrizio De Andrè, quello conosciuto come “L’indiano” dal dipinto che compare in copertina e che ritrae appunto un indiano a cavallo. Ufficialmente è un’opera a due mani scritta da De Andrè e Massimo Bubola, suo abituale collaboratore; anche se la battaglia (strage) descritta sembra più quella di Washita e non quella di Sand Creek in quanto il generale occhi turchini,ecc.. ci fa pensare a Custer, rimane una struggente rimembranza di questi due tristi episodi.
Si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura
sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura
fu un generale di vent'anni, occhi turchini e giacca uguale
fu un generale di vent'anni, figlio d'un temporale
c'e' un dollaro d'argento sul fondo del Sand Creek.
I nostri guerrieri troppo lontani sulla pista del bisonte
e quella musica distante diventò sempre più forte:
chiusi gli occhi per tre volte, mi ritrovai ancora lì
chiesi a mio nonno e' solo un sogno... mio nonno disse sì...
a volte i pesci cantano sul fondo del Sand Creek.
Sognai talmente forte che mi uscì il sangue dal naso
il lampo in un orecchio, nell'altro il paradiso
le lacrime più piccole, le lacrime più grosse
quando l'albero della neve fiorì di stelle rosse...
ora i bambini dormono nel letto del Sand Creek.
Quando il sole alzò la testa tra le spalle della notte
c'erano solo cani e fumo e tende capovolte
tirai una freccia in cielo per farlo respirare
tirai una freccia al vento per farlo sanguinare
la terza freccia cercala sul fondo del Sand Creek.
Si son presi i nostri cuori sotto una coperta scura
sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura...
fu un generale di vent'anni occhi turchini e giacca uguale
fu un generale di vent'anni figlio d'un temporale
ora i bambini dormono sul fondo del Sand Creek.