Pubblicata venerdì, 23 luglio '04
Un volume sulle religioni native nordamericane deve combattere contro gli stereotipi.
Gli Indiani americani hanno un'elevata riconoscibilità nel mondo; le loro immagini sono famose quanto la Pepsi, MacDonald's e i cartoni animati di Walt Disney.
Ma le immagini popolari dei nativi americani sono spesso nate come fantasie dei nemici durante la Conquista o nei fittizi racconti dei film sul "Selvaggio West", che ben poco hanno a che fare con la vita reale.
Questi "Indiani immaginari" sono ben noti ma, come sottolinea lo scrittore modoc Michael Dorris, "i nativi americani di carne e di sangue hanno raramente partecipato e beneficiato della creazione di questi Indiani immaginari".
Uno stereotipo che deve immediatamente essere superato è quello dell'Indiano che scompare.
Sin dal primo momento del contatto, gli invasori diffusero la falsa idea che gli Indiani stessero scomparendo dal continente, così da giustificare l'appropriazione di terre di genti in sostanza destinate all'estinzione.
La propaganda relativa all'Indiano che scompare ha avuto un importante ruolo nella scienza a buon mercato dell'evoluzione culturale.
L'immagine dell'Indiano che scompare ha sminuito le idee religiose native americane bollandole come arcaiche e superate, superstizioni che erano residui dei più antichi stadi evolutivi della caccia e dell'agricoltura neolitica.
Le scienze sociali hanno incoraggiato il disinteresse nei confronti di idee ritenute inadatte a sopravvivere nel mondo moderno".
I leader nativi americani hanno sottolineato le perdite e le crisi sofferte negli ultimi secoli, ma in realtà ogni Stato dell'Unione ha una popolazione nativa americana che, nonostante ostacoli insormontabili, tramanda un autentico senso del suo ruolo nel mondo e del suo posto nella storia.
Oggi i Nativi americani continuano a lottare per conservare la loro terra e le loro risorse, il loro benessere biologico e la sopravvivenza materiale, ma anche per dare forma al loro senso e al loro destino, chiaramente rappresentati nelle idee e nelle pratiche native americane.
Una certa quantità di passi in avanti nello studio delle religioni native americane ha aiutato a superare le fantasie e le falsità del passato.
Uno di questi passi è rappresentato dal crescente numero di presentazioni di prospettive diverse avanzate dagli stessi Nativi americani, con la loro voce.
Queste molte voci hanno permesso una comprensione ben più sottile delle diverse eredità spirituali.
È divenuto via via più chiaro che la complessità e la raffinatezza esistono nella vita religiosa di ogni comunità.
Un meeting tenutosi a Bismark, North Dakota, nella primavera del 1982 dette impulso alla pubblicazione del volume Sioux Indian Religion: Tradition and Innovation, curato da Raymond DeMaillie e Douglas R. Parks.
Nella primavera del 1982 l'Involto della Sacra Pipa fu riposto per sette anni, come avevano suggerito gli spiriti stessi.
Il raduno divenne occasione di riflessione sulla benedizione portata dalla Pipa.
I leader di molti orientamenti religiosi contribuirono al volume.
È affascinante leggere quanto scrivono della sacralità della Pipa praticanti di tipo così vario.
Tra loro vi era Arval Looking Horse, appartenente alla diciannovesima generazione dei conservatori della Pipa, che descrive i poteri della Sacra Pipa nella comunità attuale; Mercy Poor Man, un fondamentalista cristiano; Vine Deloria, Sr., prete episcopale lakota del South Dakota nonché padre di Vine Deloría, jr.; Emerson Spider, il vescovo oglala della Chiesa Nativa Americana del Peyote; Robert Stead, un leader e guaritore tradizionale; Beatrice Medicine, un'antropologa che ha discusso il ruolo delle donne nella contemporanea rinascita della cerimonia; Arthur Amiotte, l'artista nativo contemporaneo che ha illustrato il volume.
Le interpretazioni degli autori nativi stanno modificando la nostra comprensione della vita religiosa nativa americana.