Pubblicata lunedì, 11 ottobre '04
Il popolo dei Seneca appartiene alla Confederazione tribale degli Irochesi, che un tempo occupava l’intera parte settentrionale dell’attuale Stato di New York. Queste tribù federate, note anche come “Cinque Nazioni” (o “Sei Nazioni” dopo l’aggiunta dei Tuscarora), erano uniche tra i popoli nativi per l’organizzazione politica estremamente sofisticata.
Le Sei Nazioni vivevano grosso modo su una linea geografica che si estendeva dai margini orientali a quelli occidentali dello Stato di New York. Essi consideravano questo territorio la propria “casa lunga”, e al suo interno ogni tribù occupava un posto e ricopriva un ruolo.
I Seneca erano la tribù più occidentale, ed erano perciò incaricati di custodire la “porta ovest” della casa lunga. Quando un visitatore, o un messaggero, giungeva alla porta ovest, era responsabilità dei Seneca accertare lo scopo della visita. Se si trattava di qualcosa che non comportava grandi conseguenze, essi avevano il potere di disporne nel proprio concilio. Ma se l’argomento dimostrava di essere rilevante per tutte le tribù della Confederazione, si inviava un corridore che convocava un raduno generale. Le tribù quindi si incontravano e discutevano della questione, ascoltando e parlando finché non si raggiungeva una decisione unanime.
Fu la pratica del governo tramite concilio e consenso a stimolare il genio oratorio della Confederazione irochese. La necessità di esprimere le idee in modo chiaro e diretto, e di giungere a decisioni che tutti potessero sostenere, fece nascere tra gli Irochesi un’eloquenza che gli osservatori europei paragonarono spesso a quella del senato romano.
Giacca Rossa era depositario di questa tradizione, e intraprese l’addestramento di oratore con estrema diligenza. Studiò i grandi parlatori e le sottigliezze del loro stile. Lavorò sulla musicalità e sulle sfumature, imparando a padroneggiare l’uso della metafora e dell’espressione poetica.
Una volta raggiunta una posizione di importanza nella propria tribù, fu in grado di esprimersi a livello oratorio in maniera tanto sottile e poetica che l’agente governativo Horatio Jones definì il suo talento “tra i più nobili che la natura abbia mai concesso a un uomo”.
Il discorso riportato di seguito fu pronunciato nell’estate del 1805. L’occasione fu un incontro di capi della Confederazione irochese. Essi si erano riuniti in concilio dietro richiesta di un giovane missionario di nome Cram, inviato dalla Società evangelica missionaria del Massachusetts. Questa associazione aveva già mandato alcuni missionari in precedenza, che avevano riportato alcuni successi. Ma apparentemente gli Indiani non avevano abbracciato il cristianesimo in modo totale, come sperato dall’associazione, che stava quindi cercando di insediare Cram tra gli Irochesi di modo da accrescere la loro accettazione della religione cristiana.
Cram parlò brevemente, chiedendo soltanto il diritto di soddisfare l’interesse dimostrato da alcuni Indiani per la religione cristiana. Dopo averlo ascoltato, i capi si consultarono per un paio d’ore. Quindi Giacca Rossa si alzò e parlò.
“Amico e fratello, è stato il Grande Spirito a volere che c’incontrassimo oggi. Egli mette in ordine tutte le cose ed Egli ci ha donato una bella giornata per il nostro concilio. Ha tolto le proprie vesti dal sole, così che potesse risplendere con lucentezza su di noi.
I nostri occhi sono aperti così che possiamo vedere con chiarezza. Le nostre orecchie non sono ottuse, così siamo in grado di udire le parole che hai pronunciato. Per tutti questi favori ringraziamo il Grande Spirito, e Lui solo.
Fratello, questo fuoco del concilio è stato acceso da te. È stato per tua richiesta che ci siamo incontrati in questo giorno. Abbiamo ascoltato con attenzione ciò che hai detto.
Ci hai chiesto di esprimere liberamente le nostre menti. Questo ci dà grande gioia, poiché ora sappiamo di essere qui ritti di fronte a te e di poter dire ciò che pensiamo. Tutti hanno sentito la tua voce e tutti ti parlano ora attraverso un uomo solo. Le nostre menti sono unanimi.
Fratello, tu dici di volere una risposta al tuo discorso prima di andartene da questo luogo. È giusto che tu l’abbia, dato che ti trovi a grande distanza da casa, e non desideriamo trattenerti. Ma per prima cosa ci guarderemo un poco alle spalle, e ti diremo ciò che i nostri padri ci dissero, e ciò che abbiamo udito dagli uomini bianchi.
Fratello, ascolta ciò che diciamo. Vi fu un tempo in cui i nostri antenati possedevano questa grande isola. I loro insediamenti si estendevano da dove il sole sorge a dove tramonta. Il Grande Spirito ha fatto l’isola perché fosse usata dagli Indiani. Ha creato il bisonte, il cervo e altri animali per nutrirci. Ha fatto l’orso e il castoro perché potessimo coprirci con le loro pellicce. Li ha sparsi per il paese e ci ha insegnato a catturarli. Ha fatto sì che la terra producesse mais per fare il pane.
Ha fatto tutto questo per i suoi figli rossi, poiché li ama.
Se avevamo dei contrasti sui nostri territori di caccia, essi venivano generalmente risolti senza spargere molto sangue.
Ma un giorno malefico scese su di noi. I tuoi antenati attraversarono le grandi acque salate e sbarcarono su quest’isola. Erano in pochi. Trovarono amici, non nemici. Ci dissero che erano fuggiti dal proprio paese per paura di uomini malvagi, e che erano giunti fin qui per poter praticare liberamente la propria religione. Chiesero un piccolo posto. Avemmo pietà di loro, acconsentimmo alle loro richieste, ed essi si stabilirono fra di noi.
Demmo loro mais e carne. Ci diedero veleno in cambio.
Gli uomini bianchi, fratello, avevano così trovato il nostro paese. La notizia di questa scoperta si diffuse, e altri vennero fra noi. Eppure non li temevamo. Li prendevamo come amici. Ci chiamavano fratelli. Noi gli credemmo, e demmo loro un posto più grande in cui vivere.
Ben presto, furono molti di più. Volevano altra terra. Volevano il nostro paese.
I nostri occhi si aprirono, e le nostre menti provarono la sensazione del disagio.
Scoppiarono guerre. Indiani venivano ingaggiati per combattere altri Indiani, e così molti dei nostri popoli furono distrutti.
E poi, portarono fra noi un liquore forte. Era forte e potente, e ha ucciso migliaia di persone.
Fratello, i luoghi in cui vivevamo un tempo erano grandi, e i vostri piccoli. Siete diventati un grande popolo, mentre noi abbiamo a malapena lo spazio per distendere le nostre coperte. Avete preso il nostro paese, ma non siete soddisfatti. Volete imporci la vostra religione.
Fratello, continua ad ascoltare.
Tu dici di esser stato mandato per insegnarci ad adorare il Grande Spirito secondo la Sua mente, e che se non accoglieremo la religione che voi bianchi insegnate saremo sempre infelici.
Tu dici di aver ragione, e noi siamo perduti. Come possiamo sapere se questo è vero?
Sappiamo che la vostra religione è scritta in un libro. Se era inteso anche per noi, come mai il Grande Spirito non ce l’ha dato? E non soltanto a noi: perché il Grande Spirito non diede ai nostri antenati la conoscenza di quel libro, con gli strumenti per comprenderlo correttamente? Noi sappiamo soltanto quello che tu ci dici su quel libro. Come sapremo quando credere, dato che veniamo così spesso ingannati dagli uomini bianchi?
Fratello, tu dici che esiste un solo modo di adorare e servire il Grande Spirito. Se non esiste che una sola religione, perché voi bianchi siete tutti così diversi in proposito? Perché non siete tutti concordi, dato che tutti potete leggere quell’unico libro?
Fratello, noi non comprendiamo queste cose.
Ci viene detto che la vostra religione fu data ai vostri antenati ed è stata tramandata di padre in figlio. Anche noi abbiamo una religione che fu data ai nostri antenati, e che hanno trasmesso a noi, loro figli.
Noi la pratichiamo in questo modo. Essa ci insegna a ringraziare per tutti i favori che riceviamo, ad amarci l’un l’altro, ad essere uniti. Noi non litighiamo mai sulla religione.
Fratello, il Grande Spirito ha fatto tutto per noi. Ma ha creato i suoi figli bianchi molto diversi dai suoi figli rossi. Ci ha dato una pelle diversa e costumi diversi. A voi ha dato le arti; a noi non ha aperto gli occhi. Sappiamo che queste cose sono vere.
Dato che Egli ha fatto differenze tanto grandi fra noi in altre cose, perché non potremmo concludere che Egli ci ha dato una religione diversa, adatta alla nostra comprensione?
Il Grande Spirito agisce nel giusto. Egli sa ciò che è meglio per i Suoi figli. Noi siamo soddisfatti.
Fratello, noi non desideriamo distruggere la vostra religione, o portarvela via. Vogliamo soltanto godere della nostra.
Fratello, tu dici di non essere venuto per prendere la nostra terra o i nostri soldi, ma per illuminare le nostre menti. Ti dirò ora che sono stato ai vostri incontri e ti ho visto raccogliere soldi a quegli incontri. Non so dire quale fosse lo scopo di quei soldi, ma suppongo fosse per il tuo ministero; e se dovessimo conformarci al vostro modo di pensare, magari vorresti dei soldi anche da noi.
Fratello, ci è stato detto che hai predicato ai bianchi di questo luogo. Essi sono i nostri vicini. Li conosciamo bene. Aspetteremo un po’, e vedremo quali effetti avranno le tue prediche su di loro. Se constateremo che li renderanno buoni e faranno di loro persone oneste e meno pronte a ingannare gli Indiani, allora considereremo nuovamente ciò che hai detto.
Fratello, ora hai udito la nostra risposta al tuo discorso, e questo è tutto ciò che abbiamo da dire al momento. Dato che stiamo per separarci, verremo da te e ti stringeremo la mano, nella speranza che il Grande Spirito ti protegga nel tuo villaggio, e che ti restituisca sano e salvo ai tuoi amici”
Al termine del discorso, Giacca Rossa si alzò e si avvicinò al missionario con la mano tesa. Questi rifiutò di stringergliela.