Cultura dei nativi americani
mercoledì, 1 febbraio '23
Dividere con gli altri ( altro che Natale...)
Pubblicata lunedì, 27 dicembre '04
Dividere con gli altri è una delle parole di base più importanti nella lingua Inuktitut.
A noi piace usare questa parola, ma a me sembra che raramente la mettiamo in pratica fino al punto in cui lo fanno gli Inuit.
Quando un ragazzo uccide il suo primo uccello, o la sua prima foca, o il suo primo caribù, sua madre farà attentamente il calcolo del numero di persone che vivono nel suo campo, comprendendo, ovviamente, la più vecchia delle vedove e il più piccolo dei lattanti.
Con l'aiuto di uno dei nonni - se ne ha ancora almeno uno - la carne sarà tagliata esattamente nel numero adeguato di pezzi.
Il ragazzo, però, non avrà il permesso di prenderne neanche un pezzo per sé.
Questa è una delle feste più importanti nella vita di un ragazzo. La persona che egli sceglie - nonno, padre o madre - si metterà a gridare a gran voce finché tutti i membri dell'accampamento si saranno riuniti. Poi, dopo aver detto che cosa ha intenzione di fare, quella persona getterà in aria, in alto, i pezzi di carne. Tutti i testimoni che corrono per accaparrarsi il pezzo di carne a cui hanno diritto ricorderanno questo messaggio:
Questo ragazzo è ormai diventato un cacciatore in mezzo a noi. Ha raggiunto la maggiore età. Guarda, non prende per sé neanche un boccone. Egli è lieto di divedere il suo cibo con tutti noi.
Questo a voi potrà sembrare una qualunque antica celebrazione di carattere rituale. Non è così. Divedere equamente con gli altri è uno degli aspetti più importanti della vita di una famiglia di cacciatori dell'Artico.
Mi trovavo in barca quando Lutka, che era allora un giovanotto che cominciava a fare lo scultore, fu il primo a vedere un grosso orso polare che correva sulla spiaggia.
Lutka gli sparò un colpo. Si trattava del primo orso che prendeva, mentre gli uomini con i quali si trovava ne avevano già presa una mezza dozzina.
Essi avevano già consumato quasi completamente la carne dell'orso quando la loro caccia sul mare era a termine e ritornarono all'accampamento; pertanto distribuire equamente la carne non fu un'alternativa.
La madre di Lutka, con il suo affilato coltello a mezza luna aiutò il figlio a suddividere la pelle dell'orso in circa tre dozzine di pezzi a forma quadrata.
A stento riuscivo a credere ai miei occhi nel vedere che quella sua prima grande pelle bianca, che avrebbe potuto commerciare con la Compagnia della Baia di Hudson per articoli del valore di parecchi dollari, veniva invece divisa in parti uguali fra tutti quelli che si trovavano nell'accampamento di caccia. Inutile? No, per nulla. Era possibile stare in piedi o inginocchiarsi su quel pezzo di pelle d'orso mentre si aspettava vicino a un buco da cui poteva spuntare un pesce o una foca.
Quel pezzo di pelle costituiva un regalo utile e caldo.
Il desiderio di essere generosi e di dividere equamente con i vicini è molto radicato negli Inuit.
Quanto tempo ci metteremo ad alterarlo, dal momento che le pelli degli orsi polari vengono ora vendute per cinquemila dollari o più? Mio figlio John, che in questo periodo trascorre più tempo presso gli Inuit di quanto faccia io, sostiene che il motivo per cui così pochi sono disposti ad accettare l'idea di avere e di servirsi di un agente artistico personale nel sud non è dovuta al fatto che essi ignorano che un tale sistema gli procurerà un bel pò di denaro in più per le loro sculture e per le loro stampe. Egli ritiene che sia dovuto alle strette relazioni che per tradizione legano una persona ai suoi vicini.
John ha l'impressione che fare qualcosa interamente per se stessi sia ancora considerato un comportamento non degno di un Inuit.
Se uno dei membri dell'accampamento ha successo, tutti dovrebbero avere successo, così come accade con l'indispensabile suddivisione della carne.
Si dice che un brav'uomo che noi conosciamo abbia un conto personale di qualche migliaia di dollari in una banca del sud. John sostiene che lui stesso e forse anche i vicini ritengano ancora che accumulare denaro per se stessi sia fare qualcosa di sbagliato.
La meraviglia dell'Artico non sta nella sua vastità fisica, ma piuttosto nella sua piccolezza, nella sua intimità.
Persone, famiglie che vivono a un giorno di viaggio l'una dall'altra, si considerano tuttavia amici intimi, parte di una famiglia allargata che desidera condividere tutto con quelle altre persone, piuttosto lontane, eppure vicine.
Io non voglio affatto suggerire che questi Inuit siano persone superiori. Sto soltanto dicendo che credo che le condizioni di vita in cui essi hanno vissuto per così tanto tempo abbiano istillato loro una maggiore comprensione tra di loro e verso tutti noi, e un immediato desiderio di dividere tutto quello che hanno in nome della sopravvivenza.
Mi sento molto fortunato per aver avuto la possibilità di vivere con gli Inuit quando la vita e la morte erano ancora vissute in modo così coraggioso e schietto, aperto a tutta l'umanità e allo stesso modo a tutti gli animali. Quale altro popolo prenderà mai in considerazione uno stile di vita così strettamente legato alla natura?.