Pubblicata martedì, 5 aprile '05
Un'altra condizione preliminare all'avvento del capitalismo fu l'espansione e la generalizzazione dei rapporti commerciali.
Tali fenomeni si realizzarono a partire dal XVI secolo con l'estensione a tutto il mondo del commercio marittimo europeo e con la creazione, per la prima volta nella storia, di un autentico mercato mondiale.
La scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo (1492) a beneficio della corona di Spagna sfociò nella conquista del continente.
I due principali stati che vi si trovavano, l'impero azteco nel Messico e l'impero inca in Perú, vennero distrutti rispettivamente nel 1519 e nel 1532.
I conquistadores, che avevano creduto in un primo tempo di essere arrivati in India, cercavano le spezie (non ne trovarono mai) e l'oro: ne trovarono, ma in quantità ridotta; finito il saccheggio dei tesori locali, le risorse aurifere si esaurirono prima del 1550.
Ma presto gli spagnoli scoprirono e iniziarono a sfruttare ricchissimi giacimenti d'argento, nel Messico (Nuova Spagna) e in Perú (che allora comprendeva il Perú e la Bolivia attuali).
Il commercio con l'America era un monopolio della corona e veniva dato in appalto a una compagnia di mercanti con sede a Siviglia.
Si effettuava attraverso una flotta di galeoni, raggruppati in convogli per ragioni di sicurezza in seguito ai ripetuti attacchi dei corsari, principalmente inglesi.
La flotta partiva ogni anno da Siviglia, poi da Cadice, per L'Avana, piazzaforte che fungeva da primo scalo, quindi per Veracruz (per servire la Nuova Spagna) o per l'istmo di Panama, dove uomini e prodotti venivano trasbordati con carovane di muli verso la costa del Pacifico, dalla quale altre navi li portavano a Callao per i traffici del Perú e dei paesi andini. Alcuni galeoni facevano rotta verso il porto di Cartagena per servire la Nuova Granada (attuali Colombia e Venezuela).
La flotta recava dalla Spagna manufatti e approvvigionamenti.
Ogni importazione di merci in America da parte di terzi veniva ritenuta contrabbando.
È attraverso l'America che la Spagna comunicava inoltre con il suo unico possedimento asiatico, le isole Filippine: ogni anno un galeone partiva da Acapulco, sulla costa pacifica del Messico, facendo rotta su Manila; vi portava argento americano e ne riportava prodotti della Cina.
L'America esportava poco o niente all'infuori dell'argento.
I coloni spagnoli, preoccupati di fare rapidamente fortuna vivendo "nobilmente" (senza lavorare con le proprie mani), sottoponevano la popolazione amerinda a uno sfruttamento furibondo, associato a un trattamento barbaro (supplizi, mutilazioni) in un clima di terrore.
La popolazione delle Antille (le prime terre raggiunte dalla scoperta), che non riuscì a sopportare la schiavitù e il lavoro forzato, venne decimata dai maltrattamenti (che indussero spesso a suicidi di massa) e dalle malattie portate dagli europei (rispetto alle quali non era immunizzata).
La popolazione di Hispaniola (Haiti), stimata in mezzo milione di abitanti nel 1492, si ridusse a 30 mila nel 1514 e venne praticamente annientata nel corso del XVI secolo.
In generale, la popolazione autoctona delle Antille fu oggetto di un genocidio quasi integrale: nel XIX secolo gli ultimi caribi (qualche decina) vennero deportati in Dominica, dove persero le loro tradizioni e la loro lingua.
Sul continente la popolazione amerinda non venne del tutto annientata, ma pesantemente decimata per le stesse ragioni: nella Nuova Spagna (Messico) la popolazione, stimata in 25 milioni nel 1520, era già scesa a 7 milioni nel 1548 e si ridusse a meno di un milione e mezzo fra il 1595 e il 1605 (una diminuzione del 95% in tre quarti di secolo).
In Perú il lavoro nelle miniere d'argento di Potosí (oggi in Bolivia) era alimentato dalla mita, la corvée mutuata dall'antico impero inca e associata alla deportazione da luoghi lontani verso un sistema di miniere d'argento, a oltre 4000 metri d'altezza, dove gli indios lavoravano sottoterra in condizioni spaventose.
Pochi ne ritornavano e i deportati, prima della partenza, partecipavano alla messa funebre...
Il crollo demografico fu minore in Perú che in Nuova Spagna, ma comunque nell'ordine del 20-30% fra il 1530 e il 1660.
In totale la popolazione dell'America spagnola passò dai 50 milioni di individui alla fine del xv secolo a 9-10 milioni nel 1570 e, ancora, a 4-5 milioni alla metà del XVII secolo.
Bisognerà attendere la fine del XVII secolo e il XVIII secolo per arrivare a una lenta ripresa demografica.
Nell'America del Nord, terra di colonizzazione "temperata", la progressiva cacciata o, meglio, il progetto di annientamento degli indiani, fu fin dall'inizio una condizione imprescindibile dell'insediamento europeo: nel 1703 i puritani della Nuova Inghilterra stabilirono per decreto un premio di 40 sterline per ogni scalpo o per ciascun pellerossa fatto prigioniero; nel 1720 il premio venne aumentato a 100 sterline.