Cultura dei nativi americani
venerdì, 22 settembre '23
Arte Nativa
Pubblicata giovedì, 2 novembre '06
«Coloro che hanno avuto modo di vedere i lavori
ornamentali delle donne Dakota devono riconoscere
che la massima parte è concepita e realizzata con buon gusto.
E il riconoscimento si trasformerebbe in ammirazione
se essi considerassero le condizioni ambientali in cui
l'artista è stata costretta a lavorare: nell'oscurità di una tenda,
con mani impegnate a lungo nelle attività più dure,
posando la scure e la zappa per usare l'ago».
SAMUEL POND, VERSO IL 1830'
Forse più di molti altri popoli, gli Indiani delle Grandi Pianure dell'America settentrionale - i Blackfeet, i Sioux, i Crow, i Kiowa e i Comanche, per non citarne che
alcuni - sono entrati nell'immaginario collettivo.
L'immagine stereotipa di questi nomadi a cavallo splendenti nei loro costumi, pittoreschi nell'aspetto e romantici nel modo di vita, erranti per le pianure e le praterie, vivendo nei tepee e cacciando i bisonti, si riferisce a una situazione recente, successiva al contatto con i Bianchi.
Prima di questo momento, la caccia al bisonte costituiva un'attività assai più complessa e pericolosa, che richiedeva lunghi preparativi e, inoltre, era quella principale o esclusiva di un numero più ridotto di tribù.
Molti gruppi che vivevano principalmente di caccia o di agricoltura, infatti, si diedero alla vita nomade dei cacciatori di bisonte solo quando l'introduzione del cavallo, che giunse dagli stanziamenti spagnoli del Sudovest, e delle armi da fuoco, introdotte dai Francesi nel Nordest, la rese più facile e redditizia.
Le Pianure si stendono per circa 3.386 km dall'attuale Texas all'Alberta e dal Mississippi-Missouri alla base delle Montagne Rocciose: le tribù che vi abitavano condividevano un numero di tratti comuni sufficiente a classificarli come un'unica entità culturale, sebbene alcune, come i Mandan e i Pawnee, fossero sedentarie e vivessero in logge permanenti di terra.
La loro esistenza dipendeva tuttavia dai bisonti.
Narra una leggenda dei Kiowa:
«Il primo giorno il Grande Spirito piantò il Grande Albero della Vita i cui rami toccavano il cielo e furono la via lungo la quale discesero tutte le creature viventi. Infine vennero un uomo e una donna Kiowa, che si aggirarono nella creazione. Giunta la sera, ritornarono al Grande Albero della Vita e là trovarono il bisonte. Il Grande Spirito disse loro: "Ecco i bisonti: vi daranno cibo e indumenti. Ma quando li vedrete sparire, allora saprete che la fine dei Kiowa è prossima e che il sole non si leverà più per loro". ».
I bovidi infatti fornivano non solo cibo, ma anche pelli per gli abiti, i recipienti e la copertura delle tende; durante l'ultima parte dell'anno, gli Indiani delle Pianure sostavano infatti nei tepee, raggruppandosi, nella tarda estate, in un unico accampamento circolare quando le bande disperse si univano per le grandi cerimonie.
Un aspetto caratteristico della cultura delle Pianure era costituito dall'enfasi posta sull'interrelazione fra cerimonie, costumi, ornamenti e canti: una concezione organicistica del mondo in cui ogni cosa era concatenata in uno schema complesso di mitologia e rituale: come disse un ritualista Blackfeet:
«I miei abiti sono la mia medicina »
In tutta la regione, le donne erano particolarmente abili nella preparazione delle pelli animali per la manifattura di molti oggetti casalinghi, abiti e coperture dei tepee. Questa forma di artigianato dette un tratto comune caratteristico alla cultura, anche se i lavori prodotti nelle varie aree erano fra loro molto diversi.
Così, le tribù delle Pianure settentrionali e centrali eseguivano squisite decorazioni con aculei di porcospino, mentre nelle Pianure meridionali tale attività era quasi completamente assente.
In seguito, all'inizio del XIX secolo, con la diffusione delle perline si svilupparono stili riferibili con esattezza a una determinata area e anche a una tribù.
Parimenti, abilità artigianale e importanza ad essa attribuita in settori quali l'incisione, la fabbricazione di pipe, i manufatti con penne e le pittografie variavano da una zona della Pianure a quelle vicine. E tuttavia, in tutti quanti i casi, il prodotto finito rifletteva l'interesse, la capacità e la dedizione dell'artigiano, uomo o donna che fosse, alla creazione di un oggetto piacevole da guardare e in armonia con il suo ambiente, anche se, come suggerisce la citazione iniziale, l'opera era stata eseguita nelle peggiori condizioni possibili.