Pubblicata lunedì, 12 marzo '07
L'indiano era singolarmente adatto alla vita dei boschi. Conosceva il verso degli uccelli e degli animali, e sapeva imitarli alla perfezione.
Capiva le creature selvatiche e la loro vita, perché lui stesso possedeva l'astuzia e la sensibilità di un animale.
Quando la selvaggina era abbondante, un abile cacciatore poteva procurare, da solo, cibo sufficiente per una dozzina di famiglie.
Un Ojibway a nome No-Ka, cacciando lungo il Fiume dell'Ala di Corvo, affluente dell'alto Mississippi, uccise in un solo giorno di caccia sedici alci, quattro bufali, cinque daini, tre orsi, una lince e un porcospino.
Il cacciatore indiano non uccideva per divertimento, ma per procurare cibo e vestiario alla sua famiglia.
"L'indiano era frugale anche nei periodi di abbondanza," lasciò scritto il Capo Orso Resistente.
" Quando moltitudini di bufali correvano per le praterie, non ne uccideva più di quanti gli bastavano per nutrirsi, utilizzandone anche il pelo e le ossa."

Pare sia un'opinione molto diffusa, quella secondo cui l'abilità caratteristica dell'indiano è istintiva ed ereditaria. Ma è falso. Tutto lo stoicismo e la pazienza dell'indiano sono doti acquisite, e il continuo esercizio personale fa di lui un maestro dell'arte di vivere nei boschi.
Mio zio, che mi educò fino all'età di quindici anni, era un istruttore severissimo e un maestro esemplare.
Quando al mattino lasciavo il tepee, mi diceva: " Osserva attentamente tutto ciò che vendi"; e alla sera, al mio ritorno, spesso soleva istruirmi per un'oretta.
" Da che parte del tronco la corteccia degli alberi è piú chiara? Da che parte le piante hanno una ramificazione piú regolare? "
Aveva l'abitudine di farmi dire il nome di tutti i nuovi uccelli che avevo visti nel corso della giornata. E io allora li identificavo a seconda del colore, della forma del becco, del canto, o della maniera o del luogo in cui nidificavano, una qualunque caratteristica dell'uccello, insomma, che mi avesse colpito.
Commettevo molti ridicoli errori, devo ammetterlo, e allora mio zio me ne diceva il nome esatto. A volte invece l'imbroccavo, e lui mi elogiava con calore.
Le domande di mio zio cominciarono a farsi un po' piú complesse quando divenni piú grande, vale a dire verso gli otto o nove anni. Egli mi chiedeva, ad esempio:
" Da che cosa puoi capire se ci sono dei pesci in fondo al lago?
" Dal fatto che, verso mezzogiorno, saltano fuori dall'acqua per catturare gli insetti. "
Alla mia risposta pronta, ma superficiale, mio zio sorrideva.
" Cosa mi sai dire dei sassolini ammucchiati sott'acqua? E chi è che ha lasciato quei bei segni curvi sulla sabbia del fondo e dei banchi? Dove puoi trovare gli uccelli pescatori? L'immissario e l'emissario di un lago, hanno a che fare con tutto questo?
Non s'aspettava che rispondessi prontamente e con esattezza a tutte quelle difficili domande, ma intendeva far di me un osservatore e un buon studioso della natura.
Mi diceva: " Devi seguire l'esempio del shunktokecha (lupo). Perfino quand'è colto di sorpresa e si mette in salvo con la fuga, il lupo si fermerà a lanciarti un'ultima occhiata prima d'infilarsi nel suo estremo rifugio.
Anche tu devi osservare bene tutto quello che vedi.
" È meglio spiare gli animali senza farsi vedere. Proprio in questo modo ho assistito ai loro amori e alle loro lotte e ho scoperto molti dei loro segreti.
Una volta fui spettatore non visto di un'emozionante lotta fra un paio di orsi grigi e tre bufali — un atto temerario da parte degli orsi, perché si era nella luna delle fragole, e in questa stagione i bufali affilano e puliscono le corna per le sanguinose battaglie d'amore.
Sta' in guardia, figliolo, non accostarti mai alla tana di un orso grigio dal davanti, ma aggirala dal di dietro e getta la tua coperta o una pietra davanti all'imboccatura. Di solito l'orso non esce a precipizio, ma prima caccia fuori la testa e ascolta; poi sorte facendo finta di niente e si siede sulle zampe posteriori, sul rialzo di fronte all'imboccatura della tana, prima di decidersi ad attaccare.
Mentre se ne sta cosí allo scoperto, tu miragli al cuore. Conserva sempre il tuo sangue freddo, come fa l'animale. "
Cosi lo zio mi metteva in guardia contro le astuzie delle bestie feroci, insegnandomi il modo di superarle in scaltrezza.
" A caccia, " concludeva, " ti lascerai guidare dalle abitudini dell'animale che vuoi scovare. Ricordati che l'alce si ferma negli acquitrini o, in pianura e tra i monti, nei pressi di una sorgente o di un lago, per un periodo di tempo che va dai trenta ai sessanta giorni per volta.
La selvaggina piú grossa si sposta di continuo, salvo la daina, a primavera; è facilissimo, allora, scovarla assieme al suo piccolo.
Nasconditi in un posto adatto non appena avrai scoperto una traccia della loro presenza, e poi metti in funzione il tuo richiamo da daine, fatto col legno di betulla.
"L'animale che ti sentirà per primo, si farà subito vedere nelle vicinanze. Ma devi stare molto attento, perché qualche gatto selvatico potrebbe scambiarti per un cerbiatto, dal momento che i gatti selvatici conoscono perfettamente il caratteristico richiamo della daina.
" Quando ti capita di trovarti alle prese con un orso o un gatto selvatico — vale a dire quando l'animale dà a vedere di volerti attaccare — devi fargli capire chiaramente che l'hai visto e che conosci perfettamente le sue intenzioni.
Se non sei ben equipaggiato per una battaglia a breve distanza, l'unico mezzo per metterlo in fuga è di afferrare un lungo bastone ben appuntito per servirtene come di una lancia, e buttartigli contro.
Allora, nessuna bestia feroce si sentirà di affrontare il combattimento, a meno che non sia messa alle strette e già ferita.
Di solito le fiere hanno paura dell'arma degli animali piú grossi — le corna — e se queste sono lunghe e affilate, non s'arrischiano a dar battaglia.
" C'è una sola eccezione alla regola: i lupi grigi attaccano con ferocia quando sono affamati. Ma il loro coraggio dipende dal numero; e in questo somigliano agli uomini bianchi.
Uno o due lupi non attaccheranno mai un uomo.
Disperderanno una mandria di bufali per isolare i vitelli; si getteranno su un gregge d'antilopi perché sono inermi; ma andranno molto cauti prima di attaccare l'uomo. "
Di questo genere erano gli insegnamenti di mio zio, che ai suoi tempi era conosciuto da tutti come uno dei piú grandi cacciatori della tribú.