Cultura dei nativi americani
venerdì, 22 settembre '23
I PETROGLIFI E I PITTOGRAMMI
Pubblicata sabato, 4 agosto '07
Nell'America settentrionale, la trasmissione di idee per mezzo di petroglifi e pittogrammi ha origini remote. I petroglifi sono stati definiti «disegni su roccia in situ oppure grandi a sufficienza per dedurre che l'opera fu incisa dove venne trovata»". I pittogrammi d'altro lato sono pitture su pelli, scorza, ceramica e, più tardi, anche su stoffa tessuta, come íl lino o la mussolina, e pure su carta; quest'ultima, anzi, alla fine del secolo scorso ha prodotto una proliferazione della cosiddetta arte del libro mastro". Gli studi più recenti sui petroglifi nelle caverne e sui fronti delle colline nella regione delle Pianure – chiamati oggi popolarmente Arte Rupestre – hanno identificato due tipi principali: il Cerimoniale e il Biografico, stabilendo che il primo è molto più antico del secondo". Per eseguirli, le tecniche impiegate erano varie, ma in genere la superficie della roccia veniva strofinata, oppure, in alternativa, scalfita con una piccola pietra dai margini taglienti: entrambi i sistemi miravano a rimuovere la parte scurita per effetto degli agenti atmosferici. Dopo il 1730, è evidente come essi siano passati da figure di animali, indicanti un rapporto spirituale fra l'autore e gli spiriti degli animali rappresentati, a scene di guerra. I pittogrammi su pelle venivano generalmente eseguiti usando "pennelli" ricavati dalla parte spugnosa e porosa del femore del bisonte: un'estremità si affilava per tracciare le linee sottili, l'altra si lasciava piatta per spalmare il colore sulle superfici più ampie. Come tinte, gli Indiani delle Pianure usavano terra colorata, creta e alcuni materiali vegetali, sempre ridotti allo stato di polvere, poi mischiati con una sostanza collosa ottenuta bollendo la raschiatura di pelli o la coda di un castoro. Come nel caso dei petroglifi, le pittografie sulle pelli erano sia geometriche sia figurative: in genere, le prime venivano effettuate dalle donne, le seconde sono opera degli uomini.
Uno dei motivi geometrici più diffusi era il cosiddetto "scatola e confine", molto apprezzato dai Sioux e dagli Arapaho. Il disegno si componeva di due elementi: un "confine" continuo che correva lungo i quattro lati della pelle, e, all'interno, uno spazio rettangolare e decorato, sistemato di solito poco sopra il centro della pelle e sempre sviluppato in orizzontale. Simile era quello chiamato "confine e clessidra": in questo caso, il disegno centrale tendeva a diversificarsi nel dettaglio, ma nella forma ripeteva sempre il profilo della clessidra: largo all'estremità, stretto nel centro. È stata avanzata l'ipotesi che tali disegni fossero rappresentazioni stilizzate del bisonte, mostranti la sua struttura interna, come ha rivelato Hail: «Per le popolazioni la cui cultura si basava sulla caccia era facile visualizzare gli organi interni, poiché esse erano abituate a macellare gli animali e a sezionarli. Questo è soprattutto vero per le donne, sulle quali ricadeva la responsabilità di tagliare la carne procurata dai cacciatori. La certezza di poter riempire lo stomaco e di aver scongiurato il pericolo che i figli morissero di fame faceva parte del piacere di tracciare questi disegni». La prima pelle dipinta documentata narra in dettaglio le vicende di una guerra fra le tribù delle Pianure: venne raccolta nel 1805 da Lewis e Clark presso i Mandan. Secondo quanto riferito, il pittogramma raffigurerebbe una battaglia combattuta nel 1797 dai Mandan e i Minnitaree contro i Sioux e gli Arikara. L'analisi di tali pelli dimostra che il soggetto delle antiche rappresentazioni figurative degli Indiani delle Pianure erano soprattutto uomini e cavalli e che gli episodi rievocati ponevano l'accento sul furto di quegli animali o sul conto dei colpi inferti al nemico. I cavalli venivano raffigurati in vari modi: prima del 1850, una zampa simile ad un bastone con uno zoccolo uncinato, in realtà l'impronta di uno zoccolo, era l'immagine più diffusa. In seguito, furono rappresentati in modo assai più realistico: erano ben distinguibili gli occhi, il fallo, la coda e talvolta la criniera dell'animale in corsa, in questo caso convenzionalmente dipinto con le zampe anteriori proiettate in avanti e quelle posteriori indietro. Le prime figure umane avevano teste a nocchio senza alcuna traccia di lineamenti, ma spesso con i capelli. Braccia e gambe erano stilizzate in forma di bastoni, con corpi triangolari e rettangolari di fattura molto elementare. Ma non mancavano eccezioni notevoli: in particolare i pittogrammi del capo Mandan Matotope (1833 circa), la cui straordinaria tecnica pittografica venne forse influenzata da artisti bianchi. Nella seconda metà del secolo scorso furono notevoli la ricercatezza delle proporzioni del corpo, l'abbondanza dei dettagli, l'arricchimento della tavolozza dei colori, oltre a qualche esperimento di ricerca spaziale e la comparsa di nuovi temi e soggetti.