Pubblicata giovedì, 30 agosto '07
Il contributo di Inés Talamantez, intitolato «Nello spazio tra terra e cielo: continuità culturale e cerimonia iniziatica femminile tra gli Apache Mescalero», si incentra su Isanaklésh, una delle cinque divinità presenti al tempo della creazione.
Grazie alla sua compassione, Isanaklésh ha fornito ai guaritori la saggezza creativa e la conoscenza relative all'inizio del tempo e ad animali, piante e persone, in modo che coloro che soffrono possano trovare sollievo dai loro mali.
La Talamantez presenta un mito dato agli Apache da Isanaklésh stessa.
Esso serve come cornice per la cerimonia di iniziazione di una giovane donna così come viene praticata oggi.
Mediante la cerimonia, fondata sul mito, le ragazze apache divengono cariche di un potere che è usato dalla comunità per far crescere il mais, per prosperare in salute e vivere una lunga vita.
La Talamantez mostra come la cultura degli Apache Mescalero stabilisca un nesso tra la fertilità femminile e il pensiero creativo.
Questo nesso è costituito da suoni, preghiere, canti e dall'uso cerimoniale di un linguaggio esoterico.
I cicli della natura sono studiati da specialisti come esempi fisici sui quali modellare altri elementi, come quelli della cerimonia o quelli del ciclo vitale dell'iniziata.
Ogni inizianda si trasforma in Isanaklésh, Nostra Madre, fonte di tutta la vita.
Nel corso dell'iniziazione della ragazza, il mondo stesso viene ricreato, come è efficacemente descritto dalle parole del mito cantato.
La Talamantez richiama la nostra attenzione su un tema centrale: dopo la creazione, la conoscenza era quel che ancora mancava perché si manifestasse la continua vitalità.
Su richiesta del figlio, l'eroe culturale Figlio dell'Acqua, Isanaklésh apparve e, con tenero affetto per i suoi figli, fornì la conoscenza necessaria a mantenere relazioni equilibrate fra tutte le cose e per guarire coloro le cui relazioni si siano alterate.
Durante la cerimonia del nadekleshen, l'aiutante dell'iniziata agisce imitando Isanaklésh, in modo da fornire istruzioni sull'uso delle erbe, delle piante e di altri elementi.
Come descritto nel mito, in questo modo Isanaklésh conferisce maturità e conoscenza all'iniziata.
La ragazza ottiene i poteri della divinità, che le permettono di raggiungere la maturità.
A sua volta, mediante l'unione con la fanciulla, la divinità diviene giovane un'altra volta.
Il corpo della ragazza diventa come soffice argilla modellata in forma del corpo della divinità femminile.
In questo modo il ciclo che unisce il potere divino alla forma umana è messo in atto mediante la cerimonia, sotto la guida del mito.
La Talamantez ci fornisce una versione del mito recitata dal cantore Willetto Antonio.
Il mito ha una compiutezza e un'integrità che devono essere mantenute.
Nel simbolismo della sua recitazione diviene evidente che il mito deve essere pronunciato interamente.
Willetto Antonio ricominciava dall'inizio della storia ogni volta che veniva interrotto.
Inoltre, quando gli venivano poste domande specifiche su elementi della parte finale della storia, egli iniziava sempre la sua spiegazione recitando ancora una volta la storia dall'inizio.
Questa è una pratica diffusa ed è stata osservata in diverse culture.
La trasmissione del mito ha una sua propria struttura rituale.
Per mezzo della traduzione della Talamantez possiamo accedere alle parole e alle spiegazioni di Willetto Antonio, il potente guaritore e cantore apache.
Egli spiegò precisamente alla Talamantez come, e perché, diversi cantori recitino canti relativi a specifiche parti del corpo e a specifiche caratteristiche di Isanaklésh.
Il mito dimostra in modo efficace il processo creativo degli Apache Mescalero, sia quello della fertilità femminile sia quello dell'immaginazione creativa, entrambi attivi in ogni ambito concreto della cultura apache mescalero.
«Recitarono canti per lei mentre usciva dalle acque. I canti sono oggi recitati l'ultima notte della cerimonia perché è in quel momento che la ragazza è 'Isànàklésh che sta uscendo dalle acque. La ragazza sta vivendo quel che `Isànàklésh visse. La ragazza diviene `Isànàklésh e l'ultima mattina le dipingono metà del viso di bianco come quello di `Isànàklésh quando la trovarono nelle acque primordiali, con il volto macchiato di bianco per via dei minerali dell'acqua».
Durante tutte le fasi della transizione rituale, le azioni sono accompagnate da canti sacri che generano diye, il potere speciale.
I canti modificano la condizione presente e riportano gli attori rituali e gli spettatori al tempo del mito, quando le divinità vivevano sulla terra.
Il mito e i canti trasformano la ragazza in una divinità e poi in una donna apache.
La Talamantez nota che nei decenni passati c'è stato un notevole impegno da parte delle scrittrici femministe nella lotta per l'identità femminile e crede che la conoscenza del rito della pubertà apache mescalero possa fornire paradigmi significativi anche alle giovani donne americane che stanno entrando nel nuovo millennio.
Il mito e la cerimonia sono, in un certo senso, già aperti e ricettivi nei confronti di queste giovani donne, dal momento che le preghiere della cerimonia sono recitate per tutte le donne, per la terra e per tutte le entità, inclusi anche gli uomini.
Attraverso le istruzioni di `Isànàklésh, si è pregato per tutto quel che esiste sulla terra.