Pubblicata domenica, 16 settembre '07
Per la popolazione Sioux, il corteggiamento era un lungo periodo nel quale, il ragazzo che era interessato ad una ragazza, faceva di tutto per farsi notare
da lei, ma la decisione definitiva, spettava poi alla donna. C'erano svariati modi per corteggiare una donna, e variavano dalla facoltosità dei pretendenti.
Quelli più abbienti, usavano ricorrere alla magia dei "Medicine Man" i quali sapientemente, preparavano delle "pozioni d'amore" a pagamento, che contenevano
polvere di corno d'alce e altre parti dello stesso animale. L'alce infatti era considerato l'animale simbolo della virilità, e pare che questa pozione
funzionasse anche con le ragazze del tutto indifferenti.
Ma dato il costo notevole di queste "pozioni", la maggior parte dei corteggiatori usava altri due metodi, più rapidi e soprattutto gratuiti. Il primo metodo
era quello del sentiero dell'acqua: il pretendente si appostava sul sentiero dell'acqua, e aspettava che le donne passassero tutte insieme per andare a
lavare i panni, o semplicemente per attingere. Allora il ragazzo saltava fuori dal suo nascondiglio e tirava la gonna della ragazza, se invece la ragazza
era troppo distante, lui raccoglieva una manciata di sassolini e li lanciava nella sua direzione. In entrami i casi, la ragazza, se interessata si fermava
oppure rallentava la sua andatura, staccandosi dal gruppo delle donne, in modo da permettere al pretendente di avvicinarsi a lei per parlare. Se al
contrario la ragazza non era interessata alla corte di quel pretendente, avrebbe semplicemente ignorato il suo gesto. Le altre donne che erano presenti
mentre avveniva il tentativo di corteggiamento, sia che andasse a buon fine oppure no, fingevano di non vedere e non sentire, osservando la massima
riservatezza.
Il secondo metodo era quello della coperta, più formale degli altri due.
Il pretendente si presentava davanti al tipì della famiglia della ragazza che intendeva conquistare, rigorosamente dopo il tramonto e armato di coperta
(o pelle).
Chiedeva il permesso ai genitori di entrare e di avvolgere insieme a lui, la ragazza nella coperta. Se il permesso veniva accordato sia dalla famiglia
che dalla ragazza stessa, il pretendente di sedeva accanto a lei e la cingeva con la sua coperta. Era permessa anche una conversazione più lunga che
comprendeva un'esploratina reciproca "sottocoperta", che era limitata solo dall' obbligo di rimanere sempre seduti, infatti era proibito sdraiarsi o
alzarsi.
Anche in questo caso se la giovane non gradiva il suo pretendente, la famiglia avrebbe pensato presto a liberarsene.
Ovviamente, maggiore era la bellezza di una ragazza, altrettanto maggiore il numero dei pretendenti che dopo il tramonto facevano la fila davanti al suo
tipì, aspettando impazienti il proprio turno e sperando di ottenere il permesso per sedersi accanto a lei.
La castità prematrimoniale, non era un valore dei Sioux, infatti sia gli uomini che le donne spesso "consumavano" prima del matrimonio, sempre che ci fosse
la volontà da ambo le parti. L'unico divieto imposto era per i guerrieri, e si limitava alla sera prima di una battaglia.
Poteva capitare che le donne rimanessero incinte prima di essere sposate, ma questo non era considerato sbagliato, ne tantomeno motivo di vergogna. Infatti
nella cultura dei Sioux non esisteva il concetto di "figlio illegittimo". Una donna incinta, qualunque fosse il suo "stato civile" era considerata nel suo
stato biologico naturale, perchè la donna era considerata una "fonte di vita".
Il matrimonio nella cultura dei Sioux, aveva un enorme valore, perchè la famiglia era il fondamento dell'organizzazione sociale. Curiosamente a quanto si
può credere però non era accompagnato da riti solenni, anzi era una cerimonia informale, priva di sacramenti, feste o quant'altro.
Quando le parenti della sposa avevano finito di prepararle la dote, cioè il tipì, lo sposo si avviava verso il tipì dei futuri suoceri, entrava e prendeva
per mano la sua sposa, accompagnandola dentro alla loro nuova casa. La sposa accendeva al centro del tipì un fuoco, e lo sposo si sedeva nel posto che era
riservato al capo famiglia, di fronte all'entrata della tenda. La sposa si sedeva alla sinistra di lui, nel posto riservato alla moglie. Da quel momento
erano ufficialmente marito e moglie.
A volte capitava che i due per i motivi più svariati, decidessero di divorziare, il tutto senza dover dare a nessuno alcuna spiegazione, e anche in questo
caso una cerimonia informale determinava il divorzio in pochi istanti. Il marito usciva dal tipì e doveva suonare il tamburo per richiamare l'attenzione
della gente. Appena ottenuta l'attenzione e il silenzio sarebbe stato sufficente urlare a gran voce una frase del tipo " Da oggi questa donna non è più mia!" Altrettanto semplice e sbrigativa era la cerimonia che avrebbe dovuto fare una donna che desiderava divorziare: doveva buttare fuori il marito dal tipì, del quale era proprietaria esclusiva, e accogliere un'altro uomo, oppure rimanere momentaneamente sola. I beni di cui la coppia disponeva venivano ripartiti sempre allo stesso modo: alla moglie spettava il tipì, un cavallo da carico per poter trasportare il tutto durante le migrazioni, tutti gli utensili da cucina compresi i coltelli, ad eccezione di quelli da caccia e tutte le pelli che aveva conciato durante il matrimonio, a eccezione di quelle espressamente confezionate per il marito. Al marito spettavano invece: i piumaggi, i coltelli da caccia, le armi, i cavalli da caccia e quelli da guerra.
Le violenze carnali, purtroppo esistevano anche a quei tempi, anche se erano poco frequenti, ma gli astuti nativi, avevano un metodo punitivo assai efficace
per scoraggiare chi avesse avuto l'intenzione di macchiarsi di questo crimine.
Infatti una donna che avesse subito violenza, aveva il diritto di castrare il suo aggressore, che poi avrebbe passato il resto della sua vita confinato nel
suo tipì da solo, in un angolo del campo e spesso deriso. Ovviamente la vittima poteva anche decidere di non castrare il suo aggressore, e tutto finiva così.
Ma ironia, se si fosse avvalsa di quel diritto, avrebbe dovuto provvedere poi a sfamare il castrato, vita natural durante.