Pubblicata sabato, 8 dicembre '07
Ancora alla metà del XVI secolo, la corona di penne indicava l'Indiano in gran parte delle Americhe.
In genere, questi primi esempi di copricapo consistevano in una semplice fascia con penne di tacchino selvatico, di falco, di airone o d'aquila disposte in modo che stessero dritte attorno alla testa.
Molto simile ad essi era il modello dei Blackfeet delle Pianure settentrionali, i quali, grazie all'abbondanza di penne d'aquila e pelli di ermellino, trasformarono la semplice fascia in una imponente forma di insegna distintiva di guerrieri e società.
Si ritiene che sia una creazione dell'antica Società dei Bisonti Maschi di quella tribù.
I copricapi di questo tipo erano confezionati con una striscia di pelle grezza sottile o di pesante pelle conciata, larga 15 cm e di lunghezza sufficiente ad adattarsi alla testa di colui che doveva indossarli.
Veniva poi ripiegata nel senso della lunghezza e sul margine della piegatura erano praticati i fori in cui sarebbero poi state fissate le penne d'aquila.
Circa 20-30 penne venivano attaccate alla fascia o tagliando il calamo e ripiegandolo su sé stesso in modo da formare un cappio, oppure spingendo un piccolo spillo di legno nella sua cavità.
Poi si procedeva ad attaccarle mediante una piccola striscia di pelle che passava attraverso il cappio o su un incastro dello spillo di legno.
In genere, una seconda striscia passava attraverso il calamo a metà altezza, tenendolo fermo al suo posto e conferendo forma al copricapo.
Quest'ultimo veniva poi coperto di stoffa rossa decorata con borchie di ottone o in alcuni casi con perline.
Lunghe frange di ermellino pendevano ai lati e sul dietro; decorazioni aggiuntive erano costituite da sottili striscioline di pelle grezza avvolte su aculei di porcospino e talvolta attaccate al calamo delle penne con piccoli batuffoli di piume alla base di ciascuna.
Alla fine, le estremità della striscia venivano unite legandole sul dietro e sistemandole con cura perché si adattassero comodamente alla testa.
Tali copricapi venivano indossati in occasione di cerimonie, danze e parate.
Talora si portavano anche in battaglia, come dimostrazione di grande coraggio: infatti, essendo molto vistosi, rendevano coloro che osavano esibirli un facile bersaglio per il nemico.
L'uso dei copricapi con lungo strascico andò scomparendo progressivamente dopo il 1895 circa e negli anni 1940-50 non se ne vedevano più, essendo stati ovunque sostituiti dai copricapi in ondeggiante stile Sioux.
Gli anziani Blackfeet spiegavano il fatto affermando che quel modello era considerato un'insegna che pochi avevano il diritto di indossare.
Il copricapo da guerra Sioux si distingueva da quello Blackfeet in quanto costituito di un berretto di pelle morbida che si adattava alla testa in maniera sciolta.
Ad esso venivano attaccate le penne ma, a differenza del copricapo Blackfeet, in cui erano fissate in modo da rimanere rigide e dritte, erano disposte così che ondeggiassero avanti e indietro sulla testa del guerriero e avessero libertà di movimento.
L'evoluzione dei copricapi ondeggianti stile Sioux può essere ricostruita per mezzo degli scritti dei primi esploratori che giunsero nelle Pianure, ad iniziare dal francese La Verendrye il quale visitò i Mandan nel 1738 e accennò alle fasce ornate di penne usate come copricapo, mentre più tardi, nel 1811, l'esploratore inglese Brackenridge descrisse i copricapi Arikara come una sorta di corone di penne.
Pare che verso il 1820 lo stile Sioux fosse già ben sviluppato e in particolare presso quelle tribù che davano importanza alla designazione dei colpi mediante l'uso di penne d'aquila, come i Dakota, gli Arikara, i Pawnee, gli Hidatsa, i Mandan, i Crow e gli Omaha.
All'interno dello stile esistevano piccole variazioni, ma fra tutte la versione Sioux – in cui le penne sulla fronte si volgevano indietro e quelle di metà striscia restavano a 45° circa rispetto alla verticale – è l'unica che lo definisce.
Per realizzarla, occorrevano 30 penne o più e il supporto era costituito da un berretto in pelle di cervo.
Si iniziava con l'accurata preparazione delle penne; la fase più importante era formare il cappio alla base, che si otteneva sia tagliando il calamo a punta come per uso scrittorio e ripiegandolo su se stesso, sia, in alternativa, legando ad esso strisce di cuoio o di pelle grezza con un cappio sul fondo.
Le penne venivano poi ulteriormente decorate disponendo alla base pelle di cervo ostoffa colorata con parecchi ciuffetti di piume e sulle punte ciuffi di crine.
Quindi erano disposte nell'ordine che avrebbero assunto sul copricapo, lasciando le due più lunghe e diritte al centro, e fissate al berretto facendo passare una striscia di pelle attraverso il cappio e le coppie di tagli praticati nel berretto.
Un'altra striscia correva a metà del calamo, per tenerle a posto e consentire una loro distribuzione ben bilanciata e uniforme una volta indossato il copricapo.
Una "piuma maggiore" veniva quindi disposta nel centro del berretto, in origine sotto forma di un amuleto di potere al pari della pelle di un quadrupede o di un uccello.
Più tardi – dal 1870 in poi – fu sostituita da un lungo calamo nudo, tagliato e decorato in modo da costituire un elemento distintivo del proprietario.
Il copricapo veniva completato con l'aggiunta di una banda frontale ornata di perline o di aculei di porcospino e munita di rosette, da ciascuna delle quali pendevano ermellini e nastri colorati.
Per tradizione, il classico cimiero di penne d'aquila in stile ondeggiante poteva essere posseduto e indossato solo da chi si era guadagnato il consenso degli amici guerrieri, cioè da un individuo che si era conquistato sia gli onori di guerra (una brama ereditaria di distinzione e gloria, che sembra abbia costituito la base per le guerre nelle Pianure, considerate un'istituzione della società, in cui era possibile un avanzamento solo grazie a gesta belliche. N. d. t.), sia il rispetto dei notabili della comunità.
Presso gli Omaha ogni penna rappresentava un uomo ucciso o colpito, mentre il ciuffo di capelli sistemato in cima e dipinto di rosso indicava lo scalpo di un nemico.
Prima di aggiungere una penna al copricapo, il guerriero doveva contare gli onori bellici che in quel momento gli davano diritto a indossarla e lo abilitavano a prepararla nei modi richiesti.
Contando i propri onori, il guerriero sollevava le penne che li rappresentavano, dicendo: «In tale battaglia compii questo». Così l'indossare un copricapo da guerra da parte di un individuo insignito di un privilegio non faceva esclusivo riferimento alle sue imprese in battaglia, significava anche che era il miglior guerriero e sottolineava l'interdipendenza degli uomini.