Pubblicata lunedì, 19 gennaio '09
Gli Absaroke/Crow, popolazione il cui idioma appartiene alla famiglia linguistica sioux, abitano le pianure alluvionali settentrionali del fiume Missouri e le vicine montagne Wolf, Big Horn e Pryor del Montana e del Wyoming.
Uniti in origine agli Hidatsa, agricoltori stanziali loro antenati, se ne staccarono sotto la guida dell'antenato visionario Inanimato e, dopo una lunga migrazione, vennero a formare, agli inizi del XVII secolo, il nucleo degli Absaroke.
Il nome Absaroke significa «Uccello dal Grande Becco» e si riferisce a un essere mitico.
Mercanti francesi, come Jean Baptiste Trudeau nel 1795 e Francois Larocque nel 1805, riportarono un'espressione del linguaggio dei segni indigeno, in cui i Crow venivano identificati da due mani che battono come ali di uccello, simbolo che diede origine alla definizione francese gens des corbeaux (gente dei corvi).
Gli Americani, insistendo nell'equivoco, li chiamarono Crow (Corvi).
Benché il termine inglese «Crow» sia più comune, lo alterneremo qui indifferentemente al termine «Absaroke».
Il duplice riferimento evidenzia il recupero, nel tardo XX secolo, sia della voce indigena in questi studi, sia i limiti—secondo gli Absaroke—di chiunque voglia spiegare esaurientemente le loro particolarità.
L'uso dei due termini, nel loro significato sociale, mette anche in evidenza l'interazione, seria e insieme arguta, fra caricatura e ideologia, tanto nel concetto che gli Absaroke hanno di se stessi, quanto nel concetto che gli stranieri hanno dell'antropologia del sacro presso i Crow.
Gli Absaroke dicono spesso: «Dipende da te!» («It's up to you»).
Questa banale espressione denota lo scambio decisamente personale che avverrebbe fra il maxpe, ossia il sacro, e l'individuo.
Gli esseri spirituali cui si devono queste esperienze del sacro, o benedizioni, vengono associati ad aspetti dell'universo crow.
Il Creatore, Acbadadea, è colui che mise in moto l'universo.
Viene chiamato in vari altri modi: «Primo Fattore», «Iniziatore» o «Fattore di Ogni Cosa», «Colui Che è in Alto», il «Vecchio Bianco Che sta in Alto», «Quello dagli Occhi Gialli Che sta in Alto», «Colui Che Sempre Ascolta», «Colui Che Vede Ogni Cosa».
Ciascun Crow che esperisca il sacro (maxpe) deve «manifestarlo» in maniera appropriata e, nell'esprimere questo dono gratuito e sacro, il Crow tradizionale, quello dei tempi della caccia al bisonte, acquisiva uno status personale e un'identità spirituale, oltre che posizioni di leadership nelle società guerriere.
La visione crow del sacro è mutata sia prima del contatto con gli Europei sia nelle interazioni con l'America moderna; ma tuttora persiste in questa gente un vibrante senso culturale del sacro.
Un principio basilare dell'antropologia religiosa absaroke tradizionale evidenzia l'esperienza individuale del sacro nel corso di visioni solitarie in luoghi isolati.
Le «Castle Rocks» delle Pryor Mountains sono famose per le benedizioni spirituali provenienti dai «nani spiriti».
Più specificamente, gli spiriti maxpe si manifestano sotto forme animali a un digiunatore solitario.
Un'esperienza visionaria particolarmente intensa o inconsueta potrebbe fare di un Crow un akbaalia («uno che crea le cose»), o un guaritore.
Una risposta appropriata a un incontro col sacro sarebbe quella di raccogliere degli oggetti in «involti di medicina» (xapaalia).
Questi complessi assemblaggi di potere personale simboleggiato da oggetti fisici, canti e gesti rituali permettono al visionario di dimostrare i propri poteri spirituali aprendo in privato tali involti dopo i primi tuoni, o durante i pleniluni d'autunno o di primavera.
Nei tempi della caccia al bisonte il «rituale dell'involto» o «via dell'involto» era al centro dell'antropologia del sacro crow.
Spesso i grossi involti venivano tolti dall'apposito ripostiglio nel tipi e posati su treppiedi, esposti all'energia rigeneratrice del sole.
Gli involti di medicina legittimavano atti di guarigione in ambiente familiare ed erano come testimoni silenziosi di avvenimenti pubblici, quali i racconti di imprese guerresche.
Queste pratiche tradizionali, pur trasformate dai Crow secondo le situazioni storiche, sono tuttora ben vive quando, per esempio, gli involti di medicina vengono aperti in primavera, i guaritori svolgono la loro attività nelle comunità della Riserva Crow e i veterani di guerra narrano gesta eroiche nel corso di rituali pubblici.
Il reale significato di tali esperienze, tuttavia, non è semplicemente soggettivo o idiosincratico, poiché ogni esperienza del maxpe ha luogo nel contesto della tribù o in una dimensione sociale.
Le esperienze religiose personali vengono riportate dalla loro collocazione liminale al contesto della comunità, dove trovano il loro senso più profondo.
Questo interesse comunitario non è solo una relazione fra l'umano e gli esseri sacri sovrannaturali della cosmologia absaroke; piuttosto, l'antropologia crow è un'espressione complessa di conoscenza spirituale, che nasce dall'esperienza personale, ma che comprende anche un interesse etico per l'intera comunità.
Un quadro della vita crow alla fine del xx secolo ci viene da Thomas Yellowtail (Coda Gialla), stimato guaritore crow e capo della Danza del Sole.
Morto nel 1993 a 97 anni, aveva collaborato alla pubblicazione di un libro sulla propria vita e sulla religione della sua gente.
Fu uno degli ultimi anziani ad aver conosciuto i «vecchi tempi» anteriori alla riserva, cioè prima del 1884, quando gli Absaroke si spostarono verso la Crow Agency nella riserva del Montana.
Fin dall'inizio, nell'autobiografia, i suoi riferimenti e i suoi punti di vista ci orientano in questo studio dell'antropologia del sacro absaroke.
Il libro inizia così:
«Acbadadea, 'Alto Creatore di Ogni Cosa', ascolta la mia preghiera.
Ora noi abbiamo riempito la nostra pipa e offerto il nostro fumo agli Alti Cieli, alla Madre Terra e alle direzioni dei Quattro Venti.
Prima di incominciare la nostra opera, dobbiamo rivolgerti questa preghiera...
Credo sia necessario che i giovani sappiano qualche cosa della loro religione.
La loro mente è confusa, non sanno ancora che cosa fare.
Essi debbono sapere che esistono le religioni, che il loro popolo ha una religione diversa dalle altre e che la nostra fu data a noi Indiani molto prima del tempo presente».
Nel contesto delle sue credenze culturali, questo vecchio absaroke inizia la sua preghiera accennando alla pipa e al tabacco tradizionali per stabilire un corretto rapporto coi poteri cosmologici, ossia col Creatore, Acbadadea («Alto Creatore di Ogni Cosa»), coi «Cieli», con la «Madre Terra» e coi «Quattro Venti».
La sua tradizionale preghiera mette a fuoco la sua preoccupazione centrale, cioè i giovani del suo popolo.
La preghiera stessa e il successivo racconto della sua vita sono mezzi per riflettere sulla consapevolezza di cui í membri più giovani del suo popolo abbisognano per riuscire a vivere nella confusione della vita americana contemporanea.
Egli pone l'accento sulla conoscenza della religione absaroke e sulla consapevolezza che si tratta di una religione unica, diversa da ogni altra.
E afferma infine che la loro religione è antica, che fu data dagli esseri spirituali assai prima d'ora.