Cultura dei nativi americani
martedì, 28 novembre '23
I nativi americani contribuirono a colonizzare l’Isola di Pasqua
Pubblicata lunedì, 11 luglio '11
I nativi sudamericani contribuirono alla colonizzazione dell’Isola di Pasqua, secoli prima che venisse scoperta da parte degli europei. Per la prima volta, infatti, una chiara prova genetica può sostenere questa controversa teoria, dimostrando che, se è vero che l’isola fu colonizzata soprattutto da ovest, ci fu anche qualche afflusso di persone dalle Americhe.
L’Isola di Pasqua è l’isola più orientale della Polinesia, un arcipelago che si estende attraverso l’Oceano Pacifico, ed è anche una delle isole abitate più remote al mondo.
Come ha fatto quindi ad essere abitata inizialmente? La genetica, l’archeologia e la linguistica mostrano che, nel complesso, la Polinesia fu colonizzata da popolazioni provenienti dall’Asia, probabilmente da Taiwan. I vari filoni di indagine suggeriscono che la migrazione verso est iniziò circa 5500 anni fa, raggiungendo la Polinesia 2500 anni più tardi, e l’Isola di Pasqua dopo altri 1500 anni.
Ma l’avventuriero norvegese Thor Heyerdahl la pensava diversamente. Nella metà del XX secolo, egli sostenne che le famose statue dell’Isola di Pasqua erano simili a quelle di Tiahuanaco, sul lago Titicaca, (Bolivia), quindi dovevano essere il risultato di una migrazione di popolazioni dal Sud America verso ovest. La sua famosa spedizione chiamata Kon-Tiki, durante la quale egli navigò su una zattera di legno di balsa dal Perù fino alle isole Tuamotu, nella Polinesia francese, dimostrò che era possibile effettuare quel tipo di viaggio. Ma se era stato davvero compiuto, non ne è rimasta alcuna traccia.
Ora Erik Thorsby, dell’Università di Oslo (Norvegia), ha trovato una chiara prova a sostegno dell’ipotesi di Heyerdahl. Nel 1971 e nel 2008 ha raccolto campioni di sangue degli abitanti dell’Isola di Pasqua che non discendevano da incroci con europei. Thorsby ha esaminato i geni HLA, che variano molto da persona a persona. La maggior parte dei geni HLA degli isolani sono risultati essere polinesiani, ma alcuni di loro avevano geni HLA che in precedenza erano stati trovati solamente nei nativi americani.
Dato che la maggior parte dei volontari di Thorsby appartenevano a una famiglia allargata, egli fu in grado di capire quando i geni HLA entrarono nel loro lignaggio. Il vettore iniziale più probabile fu una donna di nome Maria Aquala, nata nel 1846, cioè (cosa molto importante) prima che i mercanti di schiavi arrivassero nel 1860, dando il via agli incroci con gli isolani.
Ma i geni potrebbero essere stati presenti nell’isola da ancora più tempo. Thorsby ha scoperto che in alcuni casi i geni HLA polinesiani e americani erano mescolati tra di loro, risultato di un processo noto come “ricombinazione”. Questo è raro che avvenga nei geni HLA, e significherebbe che i geni americani avrebbero dovuto essere presenti già da un certo periodo di tempo prima che ciò potesse accadere. Thorsby non può indicare una data precisa, ma afferma che è probabile che gli Americani avessero raggiunto l’Isola di Pasqua prima che essa fosse “scoperta” dagli Europei nel 1722.
Secondo Thorsby, un viaggio simile al Kon-Tiki potrebbe essere effettivamente avvenuto dal Sud America alla Polinesia. In alternativa, i Polinesiani avrebbero potuto viaggiare verso est fino al Sud America, per poi tornare indietro. Ci sono già prove al riguardo: ossa di pollo trovate in Cile si sono rivelate essere polinesiane, quindi sappiamo che il viaggio verso est effettivamente avvenne, in qualche momento.
Tuttavia, le scoperte di Thorsby non implicano che le ipotesi di Heyerdahl siano corrette. I primi coloni in Polinesia arrivarono dall’Asia, e diedero il contributo maggiore alla genetica della popolazione locale. “Heyerdahl aveva torto,” dice Thorsby, “ma non del tutto.”
COMMENTI
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