Cultura dei nativi americani
venerdì, 22 settembre '23
Usa, le tribù indiane alla guerra dei casinò
Pubblicata venerdì, 10 agosto '12
di ALBERTO FLORES D'ARCAIS
Gli ottocento appartenenti alla tribù Maidu, gli indiani americani che per primi occuparono le valli della Sierra Nevada, hanno dovuto aspettare dieci anni, ma finalmente il sospirato permesso del governo federale per costruire un casinò fuori dalla riserva dove vivono era arrivato.
Gestire i rapporti dei "native-americans" in California non è però semplice e il governatore del Golden State, Jerry Brown, si è preso tempo fino al 31 agosto per decidere. Perché i primi ad opporsi con veemenza ai nuovi casinò sono dei nemici insospettabili: altre tribù indiane, capitanate dalla tribù Mono, che attraverso la North Fork Rancheria ha presentato, a sua volta, una seconda richiesta.
A guidare la battaglia contro la Enterprise Casino è infatti la United Auburn Indian Community proprietaria di un'altra casa da gioco - la Thunder Valley - che nel corso di questi ultimi anni è diventato uno dei casinò con maggiori profitti d'America, rendendo i discendenti dei vecchi guerrieri (tribù Miwuk ma anche altri Maidu) incredibilmente ricchi.
"È veramente triste che nella stessa terra indiana ci siano divisioni così grandi tra ricchi e poveri", ha raccontato al New York Times Cindy Smith, la segretaria del Consiglio tribale dell'Enterprise, "la nostra è solo una battaglia di uguaglianza".
Da quando nel 1988 è stato legalizzato il gioco d'azzardo nelle riserve indiane - un modo per fare arrivare un po'
di dollari a comunità devastate da povertà ed alcolismo - solo cinque tribù in tutti gli Stati Uniti hanno avuto il permesso di costruire casinò al di fuori delle riserve indiane.
E le richieste al governo federale di Enterprise e Rancheria sono arrivate in un momento in cui il business dei casinò indiani in California è decisamente sovraffollato. Le tribù che si oppongono al progetto sostengono che Maidu e Mono hanno scelto delle aree in cui non hanno alcun legame storico, dove non hanno mai abitato e dove invece vivono altri indiani.
"Chiediamo solo di applicare le regole e le regole dicono che gli indiani possono costruire fuori dalle riserve solo in luoghi dove la tribù ha visstuto in passato", sostiene Brenda Adams, tesoriere della United Auburn. E aggiunge: "Anche a noi piacerebbe avere un casinò a San Francisco, ma non è nostro territorio e non lo potremo avere mai". La "battaglia dei casinò" ha avuto larga eco tra le varie tribù d'America.
Che fino a dieci anni fa erano tutte unite per dividersi le case da gioco in modo "leale e giusto " ma che adesso sono diventate feroci competitori in un mercato sempre più ricco e che fa gola anche ad imprese e società non indiane, che spesso si accordano sottobanco per investire e dividere poi i profitti.
Il Thunder Valley - a pochi chilometri da Sacramento, la capitale della California - si trova a sole 30 miglia dal luogo dove i Maidu vogliono costruire il loro casinò. Basta guardare il sito Thunder Valley Resort per capire che business ci sia dietro: un hotel con 300 stanze, 2700 tavoli da gioco, un anfiteatro e un campo di golf.
Da San Francisco i patiti del gioco che possono permetterselo arrivano laggiù in elicottero. E dal 2003 i 400 membri indiani della United Auburn, che solo dieci anni fa vivevano sotto la soglia di povertà con i benefici del welfare californiano, vivono oggi con un certo benessere.
Il loro Council, che adotta le stesse regole dei consigli indiani di un tempo, ha costruito case per tutti, ha fatto arrivare acqua potabile in ogni edificio, ha aperto un centro per ragazzini problematici e dà a tutti i membri della tribù un'assistenza sanitaria totalmente gratis. I bambini più bravi a scuola ricevono centinaia di dollari di incentivi ed ogni anno vengono organizzati viaggi di piacere in Europa (Francia e Italia i più gettonati) e Messico.
Ogni famiglia riceve inoltre una quota dei profitti del casinò, stimata sopra i 30mila dollari l'anno a persona. Facile capire perché altre tribù vogliano i propri casinò. Toccherà al governatore Brown decidere, ma a Sacramento già sanno che qualsiasi decisione prenda, una tribù o l'altra dissotterà l'ascia di guerra.
fonte: repubblica.it