Cultura dei nativi americani
mercoledì, 1 febbraio '23
GIUSTIZIA. Indiani degli Stati Uniti: Nuvola Rossa resiste ancora
Pubblicata martedì, 15 febbraio '11
uando si parla degli Indiani d'America la cruda realtà storica si confonde inesorabilmente con le narrazioni cinematografiche. Molto è cambiato in questi ultimi anni, attraverso film coraggiosi che hanno saputo indagare le vicende della colonizzazione dei bianchi, caratterizzata da un vero e proprio spirito di conquista capace di massacri indiscriminati. Gli indiani sono finiti nelle riserve e la loro cultura praticamente cancellata. È una storia risaputa, detta e ridetta molte volte. Ma in fondo nomi come Nuvola Rossa, Cavallo Pazzo o Toro Seduto rimangono personaggi di qualche favola western piuttosto che capi indiani combattenti per il proprio popolo, testimoni del loro mondo che inesorabilmente stava crollando.
Raccontare la storia di quegli indiani Sioux (un termine che designa una vasta "nazione" formata da vari gruppi come i cheyenne, crow, oglala, nakota, lakota) che per secoli dominarono le praterie del Midwest americano e che oggi sono confinati nella Pine Ridge reservation (circa 9 mila km2 nell'attuale Stato del Sud Dakota) significa parlare dell'oggi, dell'inevitabilità delle ondate migratorie, della malizia dei governi "occidentali" nel non rispettare i patti, dell'incapacità dell'uomo di progettare una convivenza tra diversi. Significa approfondire la scottante questione dei diritti dei popoli indigeni.
Quando la pressione dei coloni americani cominciava ad aumentare, intorno al 1850 il fiume Missouri segnava di fatto il confine con il vasto territorio indiano che si estendeva fino alle Montagne Rocciose. Enormi spazi pianeggianti, spesso aridi, con al centro le Black Hills, una catena montuosa coperta di una fitta foresta, sacra e inviolabile per le popolazioni indigene. Questi territori tra il 1868 e il 1877 furono teatro di violenti scontri tra l'esercito americano e i Sioux coalizzati sotto la guida di Nuvola Rossa. Il capo indiano nel 1868, dopo una campagna vittoriosa, stipulò un accordo, Il trattato di Fort Laramie che garantiva il possesso delle tribù indiane di un vasto territorio (tra gli odierni stati del Montana, Wyoming e Nord e Sud Dakota) e delle Black Hills.
Proprio le Colline Nere saranno causa dell'ultimo sanguinoso conflitto. La scoperta dell'oro (la presenza di ricchezze minerarie sono sempre una maledizione per i popoli indigeni...) diede la stura a violazioni sempre più massicce del trattato che sfociarono in una guerra aperta. Un conflitto di vaste proporzioni, segnato da numerose battaglie (in una morì il generale americano Custer) e da stragi di civili da ambo le parti. Alla fine gli americani prevalsero: e agli indiani non rimase altro che adattarsi a vivere nella Pine Ridge reservation e in altre enclave, dimenticando le loro montagne sacre (oggi sono diventate un'attrazione turistica accanto all'ormai triste folclore indiano). Anche in questo contesto però il saggio Nuvola Rossa cercò un modus vivendi con i conquistatori, recandosi a Washington e cercando di preservare i resti della nazione indiana. Nel corso dei decenni successivi tribunali americani hanno sancito che gli indiani sono stati depredati nei loro diritti, ma ormai la storia aveva fatto il suo corso.
Oggi a Pine Ridge abitano circa 36mila persone (qui il video). Le condizioni economiche sono disagiate, alla disoccupazione si accompagnano l'endemico alcolismo e la diffusa assenza di scolarizzazione. I suicidi tra i giovani sono diventati una gravissima emergenza. Le Riserve americane sono simili ai campi profughi stanziali di qualche nazione Medio orientale, solo che qui non siamo in Libano ma negli USA. Una situazione che comporta ciclici episodi di violenza: tra il governo tribale della riserva e le forze di sicurezza federali (1973), tra gruppi e milizie indiane (sempre negli anni 70), e nel 2000 e nel 2007 persino tra l'FBI e i residenti. Nel 2010 la riserva ha dovuto affrontare lo stato d'emergenza a causa di un'ondata di freddo, a testimonianza di una precarietà di vita difficilmente risolvibile.
Ma forse si cominciano a intravedere segnali di speranza. L'amministrazione Obama ha dato recentemente il via libera alla dichiarazione ONU per i diritti dei popoli indigeni, respinta nel 2007: un segnale del tentativo di instaurare un nuovo rapporto con i nativi americani. È tradizione che annualmente una delegazione dei vari gruppi di indiani si riuniscano con il Presidente; nel 2009, in un incontro tra i più partecipati che si ricordino, Obama cercando un cambio di approccio, ha promesso di "lavorare assieme per risolvere i problemi che hanno le tribù nella sanità, nell'educazione, nello sviluppo economico e nella gestione delle terre" e di "includere gli indiani nel sogno americano". Obama sta preparando anche una dichiarazione ufficiale di scusa alla nazione indiana, un testo negli ultimi mesi al centro di un acceso dibattito al Congresso. Qualcosa dunque sembra muoversi per iniziativa di chi, come detto dallo stesso Obama, "sa che cosa significa essere un outsider".
fonte: icn news
COMMENTI
![]() domenica, 3 luglio '11 Ama .......e fa ciò che vuoi.... |
Obama sembra che cominci a fare qualcosa.....chissà se sarà resa mai un po di giustizia... |