Pubblicata martedì, 2 settembre '03
William Uccello Nero fu il primo indiano prescelto per frequentare i corsi in un seminario cattolico. Egli fu inviato a Roma nel 1832, e qui, due anni dopo, morì proprio alla vigilia della sua ordinazione sacerdotale. I giornalisti dell'epoca non rilevarono niente di irregolare nel suo decesso, ma nel 1885 suo fratello scrisse che William era stato ucciso.
Il primo indiano purosangue che si facesse sacerdote, fu Albert Negahnquet, un Pottawattami, il quale ricevette gli ordini nel 1903.
Il racconto di Capo Andrew J. Uccello Nero, fratello di William. (Ottawa)
Quando mio fratello William raggiunse l'età di dodici o tredici anni, fu aperta a Mackinac Island la scuola della missione protestante, e mio padre pensò bene di mandarvelo.
Dopo esserci rimasto per meno di un anno, mio fratello cominciò ad andare in lungo e in largo coi suoi maestri, fungendo da interprete con gli Indiani dell'Isola di Mackinac.
Io ero estremamente sorpreso di constatare con quanta rapidità egli avesse appreso la lingua inglese.
Dopo che la missione abbandonò l'isola, vale a dire circa all'epoca in cui la missione cattolica si stabilì a Little Traverse, William tornò a casa e rimase con noi per circa due anni, al termine dei quali il vescovo Reese lo portò con sé a Cincinnati, nell'Ohio, dove mio fratello raggiunse il sommo gradino dell'istruzione scolastica, o laurea, come la chiamano.
Da lì, egli fu inviato oltre Oceano, alla città di Roma, a studiare da sacerdote. Si dice di lui che era un oratore di pronta ed efficace parola, ed era considerato un uomo di sicuro avvenire dal popolo della città di Roma, e fu molto bene accolto dalle famiglie nobili, a causa della sua sapienza e del suo talento, e per il fatto che era un indigeno d'America.
Egli morì quasi il giorno stesso in cui doveva ricevere gli ordini sacerdotali.
Quella sera, andò a trovarlo suo cugino Hamlin, e rimasero assieme fin tardi chiacchierando del più e del meno, e particolarmente di cose americane e dell'ordinazione sacerdotale di mio fratello.
Questi stava benissimo, pareva pieno di vigore e di vita. Quella notte, egli ebbe a dire a suo cugino che, se mai avesse rimesso piede in America, il suo popolo, gli Ottawa e i Chippewa del Michigan, sarebbero sempre rimasti là dov'erano.
Mai gli Stati Uniti sarebbero riusciti a spingerli con la forza ad Ovest del Mississippi, perché lui, William, sapeva come fare, per impedire che quest'eventualità si verificasse. Egli ancora disse al cugino che, non appena ricevuti gli ordini, e appena Roma gliene avesse dato licenza, sarebbe ripartito subito per l'America, recandosi immediatamente a Washington, a vedervi il presidente degli Stati Uniti, per discutere con lui a fondo il problema della sua gente, delle loro terre.
Si preparavano grandi cerimonie, in occasione della sua ordinazione, cerimonie che si dovevano tenere nella Chiesa di S. Pietro, perché un indiano d'America, figlio del capo della tribù indiana degli Ottawa, un principe delle foreste del Michigan, stava per essere fatto sacerdote, cosa che mai era accaduta da quando l'America era stata scoperta.
Il mattino, mio fratello non scese a colazione, e furono tutti sorpresi di non vederlo.
Finita la colazione, si mandò qualcuno a cercarlo in camera sua, e questi tornò con la notizia che William era morto.
Allora il rettore e gli altri responsabili del collegio balzarono in piedi e corsero nella sua stanza, e qui lo videro, disteso sul pavimento e immerso nel proprio sangue.
Quando Hamlin, suo cugino, ricevette la notizia, si precipitò a vedere; e quando il corpo di William fu portato via, avvolto in un lenzuolo, egli entrò nella stanza e vide subito quanto bastava per fargli capire che si trattava di un delitto.
Finora, non s'è potuto trovare alcun motivo che spiegasse quest'assassinio, che a tutt'oggi è e rimane un mistero.
C'erano parecchi studenti americani, a Roma, in quel periodo, e gli italiani affermarono che i responsabili della morte di mio fratello dovevano ricercarsi fra costoro, trattandosi di una cospirazione ai suoi danni, organizzata in America allo scopo di spazzar via questo giovane indiano che era giunto alle massime altezze della scienza, ed era diventato loro eguale per sapienza e ne sapeva quanto loro su tutti i problemi della sua epoca, sia in materia temporale che spirituale.
Egli è stato assassinato, perché s'era scoperto che dava consigli al suo popolo su cose che riguardavano le terre e i trattati che gli indiani stipulavano col governo degli Stati Uniti.
La sua morte privò gli Ottawa e i Chippewa di un saggio consigliere, un loro compatriota; ma sembra impossibile agli americani che vivono in questo paese cristiano che si sia potuto organizzare una così vile cospirazione ai danni di un povero figlio della foresta.
Eppure, è possibile, perché abbiamo imparato a nostre spese che non sempre possiamo aspettarci che si comportino bene nei nostri riguardi.
E' stato detto che le macchie di sangue lasciate da mio fratello sono ancora visibili in Roma a tutt'oggi, perché la stanza dove il fatto avvenne è stata tenuta tale e quale, come un museo, e viene mostrata ai viaggiatori che arrivano dall'America. Si può anche vedere, in Roma, la sua statua a grandezza naturale, e si dice che sia somigliantissima.