Pubblicata sabato, 1 novembre '03
Ma i Kickapoo, credendosi minacciati da un nuovo attacco, levarono il campo in fretta e furia, abbandonando tonnellate di carne e tutto il bottino. Arrivarono nello Stato di Chihuahua portando i propri copricapo a forma di animali totemici, ricevettero terre e portarono a 1300 l'effettivo dei Kickapoo messicani; ma pensavano solo a vendicarsi dell'attacco a tradimento di cui erano stati vittime, che consideravano alla stregua di una dichiarazione di guerra. La vendetta fu terribile, e la guerra, che durò vent'anni, costò centinaia di vite e milioni di dollari. Il Texas del Sud vi avrebbe perso i nove decimi del suo bestiame.
Cominciarono così le scorrerie, freddamente calcolate e metodicamente organizzate, compiute da squadre di 50 guerrieri a cavallo, armati di fucili a ripetizione e di frecce munite di lame taglienti come rasoi, utili per colpire in silenzio. Il bottino serviva a equipaggiare altri contingenti e i prigionieri venivano restituiti solo dietro pagamento di un riscatto. Dopo ogni razzia, i Kickapoo trovavano rifugio sul suolo messicano, dove l'esercito americano non poteva seguirli. Saganah fu nominato capo a ventitré anni per aver scotennato 27 texani.
Il governo degli Stati Uniti decise di metter fine al "flagello Kickapoo", facendo rientrare nel Territorio indiano questi "viaggiatori" che non si erano mai sottomessi. Il generale Sherman chiese al Messico il permesso di passare la frontiera, ma ricevette un netto rifiuto. Decise allora di non tenerne conto e incaricò il generale Ranald Mackenzie di attaccare i Kickapoo nel loro rifugio, anche con un'azione illegale, arrivando, se ce ne fosse stata la necessità, fino alla distruzione totale.
Il 17 maggio 1873 Mackenzie varcò segretamente la frontiera con 400 uomini, ben addestrati e ben armati, e alcuni scout Seminole. Niente era stato lasciato al caso. L'armata percorse quasi 100 chilometri in una notte per sorprendere all'alba i tre villaggi Kickapoo vicini a Rey Molina. Gli esploratori rivelarono a Mackenzie che tutti i guerrieri erano fuori, e che c'erano solo donne, bambini e vecchi, immersi nel sonno più profondo. Da quel momento l'ufficiale fiutò la possibilità di una "grande vittoria". I cavalieri si lanciarono urlando sulla prima località; le divisioni caricavano una dopo l'altra, sparavano, svanivano lasciando il posto ad altri, e, una volta ricaricate le armi, tornavano a far fuoco.
La sorpresa fu completa. Gli sfortunati indiani si rifugiarono nella vicina boscaglia, opponendo una disperata difesa con tutto ciò che avevano a portata di mano: ma riuscirono a procurare al nemico solo lievi danni. Le Giubbe blu li incalzarono, uccidendo chi opponeva resistenza e facendo prigionieri gli altri. In una grotta fu trovata una giovane squaw, con accanto uno dei suoi figli, morto, e gli altri due in agonia. Fu catturata.
Nel frattempo altri soldati lanciarono tizzoni ardenti sulle tende, che furono presto in fiamme. Tutto venne distrutto dal fuoco: non restò anima viva. Fu, disse un testimone, come se fosse passato un ciclone.
L'armata si diresse poi verso gli altri due villaggi, che, trovati deserti furono rasi al suolo come il primo. Per paura di un ritorno rapido e fulminante dei guerrieri, Mackenzie ripartì in fretta, portando via 40 donne e bambini legati ai cavalli, per i quali il viaggio fu un calvario. Furono deportati nel Territorio indiano, e si contò sul dolore causato dalla separazione e sull'amore per i propri cari per costringere il resto della tribù a raggiungerli.
Nel suo rapporto, Mackenzie si dilungò sul valore dei suoi soldati, perdendo una buona occasione per tacere, giacché l'armata, che aveva vinto senza correre pericoli, trionfava senza gloria. Fu meno eloquente sulle perdite, sicché non si seppe mai quante vite fosse costata quella spedizione. Disse di aver abbattuto 19 "guerrieri", ma si sa che ci furono molti morti fra i non combattenti. Il Messico presentò violente proteste al governo americano.
I Kickapoo, tornati ai propri villaggi, trovarono le loro famiglie sistemate alla meglio in rifugi di fortuna. Spogliati di tutto, minacciati dalla carestia, in gran parte accettarono di raggiungere il Territorio indiano, negli Stati Uniti, dove furono soccorsi dal governo, ma in 350 restarono in Messico, ripartendo da zero.
La guerra non era perciò terminata, perché i "Kickapoo messicani" ripresero le loro incursioni contro il Texas: fu solo nel 1877 che gli Stati Uniti vi avrebbero posto fine, dispiegando un cordone di truppe lungo la frontiera e lanciando in territorio messicano molte spedizioni punitive, che uccisero soprattutto non combattenti.
Oggi i discendenti di quegli indomabili guerrieri sono ancora in Messico, sulle montagne vicino a Santa Rosa: sono circa 400, e vivono quasi come al tempo della loro avventurosa odissea. Pochi popoli indiani hanno tanto resistito all'assimilazione e lottato per la propria individualità.